Il 9 giugno 2010, in Napoli, Como e San Gimignano (Siena), il Nucleo Investigativo ha dato esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 7 giugno 2010, dal GIP del Tribunale di Firenze, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 3 pluripregiudicati; un 36enne, disoccupato, di origine napoletana, residente ad Arezzo, un 44enne, disoccupato di Napoli ed un 28nne, disoccupato di Napoli. Altre 4 persone sono state indagate in stato di libertà. L'Autorità Giudiziaria, concordando pienamente con i risultati dell'attività d'indagine condotta dagli operanti, sotto la direzione del dottor Pietro Suchan, Sostituto Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, ha ritenuto sussistere, nei confronti dei predetti, gravi, univoci e concordanti indizi di colpevolezza in ordine ai seguenti delitti, aggravati anche dalla finalità di rafforzamento del clan camorristico Di Biasi operante a Napoli: - rapina aggravata commessa il 18 novembre 2006, in Arezzo.
I rapinatori facevano irruzione in un negozio di bigiotteria, e minacciando la titolare, le strappavano del polso un orologio rolex ed asportavano la somma di euro 250,00 dalla cassa; - rapina a mano armata commessa il 19 dicembre 2006, in un un'oreficeria di Arezzo, in Corso Italia. I rapinatori, armati di pistole, due dei quali indossavano uniformi da carabiniere, irrompevano nell'oreficeria, mentre erano presenti vari clienti, tra cui una donna incinta, e dopo avere ammanettato il marito della titolare, sottraevano dall'esercizio orologi di valore, per un importo di euro 150.000, nonché gioielli e denaro per euro 13.000.
I malviventi, dopo aver legato il titolare alla ringhiera del negozio con un altro paio di manette, si dileguavano a bordo di un ciclomotore, perdendo un berretto da carabiniere. Il giorno successivo alla rapina, i carabinieri rinvenivano, nel piazzale del cimitero, il ciclomotore utilizzato per la fuga. Il ricavato della vendita della refurtiva è servito anche per agevolare e rafforzare il clan camorristico Di Biasi; - rapina a mano armata commessa il 17 gennaio 2007, in Orvieto (TR).
I rapinatori, due dei quali indossavano uniformi da carabiniere, irrompevano all'interno dell'oreficeria, immobilizzando e ammanettando i due preposti, minacciandoli anche di utilizzare una pistola, e si impossessavano di un ingente quantità di monili in oro del valore di circa 180.000 euro. Il ricavato della vendita della refurtiva è servito anche in questo caso per agevolare e rafforzare il clan camorristico Di Biasi; - tentata rapina aggravata commessa il 2 ottobre 2006, in Città della Pieve (PG), in danno di un impiegato della filiale della Banca di Credito Cooperativo Trasimeno Orvietano.
I rapinatori, visto uscire l'impiegato dalla filiale con una valigetta "24 ore", lo aggredivano e lo scaraventavano nella sua autovettura, costringendolo a portarli in una località isolata. Qui, constatato che la valigetta era vuota, si allontanavano, asportando alla parte offesa le chiavi dell'autovettura e quelle della porta d'ingresso della banca. Agli indagati vengono contestati anche la detenzione e il porto di armi da fuoco nonchè la ricettazione. L'indagine, convenzionalmente denominata "Golden Travel", è stata delegata e diretta dal sostituto Procuratore Distrettuale della Repubblica di Firenze, che si è avvalso di elementi dichiarativi acquisiti. L'attività ha riguardato rapine avvenute in Arezzo e in Umbria, ad opera di componenti del clan camorristico Di Biasi, dei Quartieri Spagnoli di Napoli, che utilizzavano uniformi da carabiniere. I militari del Nucleo Investigativo di Arezzo, dopo avere svolto accertamenti in Campania, sono riusciti ad individuare elementi organici al sodalizio criminale dei Di Biasi, alcuni dei quali abitanti in Arezzo e in Umbria.
Costoro sono stati compiutamente identificati e nei loro confronti sono stati acquisiti numerosi elementi di responsabilità in ordine ai fatti delittuosi sopra descritti. Le indagini hanno riguardato l'analisi dei fatti delittuosi commessi con analogo modus operandi in Arezzo e in provincia Perugia e Terni, i movimenti e le frequentazioni degli indagati, sequestri e perquisizioni effettuati anche da altri uffici di polizia, riscontri a dichiarazioni acquisite.