di Nicola Novelli foto di Emanuele Noferini Tutto ha avuto inizio nel giugno del 2000, su un'area di 30.000 mq ottenuta gratuitamente dal Comune di Firenze a seguito dell'approvazione del piano di recupero dell'area ex-Fiat di Novoli. L'edifico, progettato dall'architetto Leonardo Ricci negli anni settanta (successivamente scomparso), prevede in pianta le seguenti dimensioni: lungo 240 m, largo 156 m, alto fino a 64 m, riferiti alla torre che ospiterà la Corte d'Appello, per un volume complessivo di circa 550 mila metri cubi.
Al piano terreno si troveranno 27 aule civili e penali. Queste ultime dotate di tre accessi separati: per i magistrati, per il pubblico e per i detenuti. E' il maggiore complesso immobiliare mai realizzato in città da secoli, e sulla base di dati ufficiali forniti dall'Amministrazione Comunale è costato sin'ora quasi 100 milioni di euro, circa 800 euro al metro quadro realizzato. Ad oggi per la struttura non ancora in uso a Novoli il Comune di Firenze spende circa 1.170.000 euro all’anno per i consumi, collaudi, manutenzioni ordinarie e straordinarie, sorveglianza diurna e notturna, pulizia e utenze.
Si tratta di una voce economica di rilievo, pari al 10% dell’intera spesa per la giustizia a Firenze. La spesa per il mantenimento dell’immobile è anticipata dall'Amministrazione Comunale, ma è rimborsata solo circa al 65% dal Ministero della Giustizia in tempi e modi assolutamente non concordati e non prevedibili. La spesa a carico dei cittadini fiorentini ammonta a circa 400.000 euro l’anno. La previsione di spesa per il nuovo Palazzo di Giustizia a regime (occupato) è di circa 3,8 milioni di euro all’anno, con a carico del Comune 1,4 milioni.
Ad occhio nel giro di 30 anni il costo di manutenzione del Palagiustizia raggiungerà una somma pari a quanto speso sinora per realizzarlo, non completamente. Solo per pulire i vetri a regime occorreranno tra i 2 e 300 mila euro, quanto costa ora mantenere tutti gli archivi giudiziari. Attualmente l'avvio delle prime attività giudiziarie è previsto dall'amministrazione comunale per il 2011. I lavori del primo lotto sono conclusi e collaudati: si tratta di una superficie complessiva di 127 mila mq dove troveranno sede il Giudice di Pace, la Procura Generale presso la Corte d’Appello, la Corte d’Appello penale, l’Ordine Forense e la Polizia Giudiziaria.
I lavori del secondo lotto e tutte le sistemazioni esterne non sono finiti. Si tratta di una superficie di circa 30.000 mq dove troveranno sede la Procura della Repubblica e la Corte d’Appello Civile. Sul bilancio del Comune la giustizia pesa circa 11milioni di euro l’anno, avere un palazzo unico significherebbe, nonostante le spese, avere un risparmio nel personale, negli affitti. I documenti ora sono conservati in magazzini, anche in altri comuni e costano 3,2 milioni di euro, più i sistemi di allarme, più i costi di gestione e controllo.
Se questi spazi fossero liberi riaffittarli frutterebbe circa 6 milioni e 400mila euro. Oggi a Firenze le sedi degli uffici giudiziari sono distribuite in 13 luoghi diversi: il nuovo Palazzo di Giustizia è nato proprio per riunificarle e garantirà spazi che rispettano le norme di sicurezza, con una dimensione in linea con le esigenze. La superficie a disposizione degli uffici passerà dagli attuali 50 mila a circa 157 mila mq. La sede unica garantirà risparmi connessi con la gestione dei servizi di portierato, e ai traslochi quotidiani delle pratiche da un'ufficio all'altro. Per arrivare al trasloco (la somma per il trasferimento dei beni è imprecisata) sono necessari circa 5 milioni di euro per il sistema integrato di sicurezza e circa 9 milioni di euro per gli arredi e i 'compattatori', gli archivi a scorrimento, stile farmacista, che risparmiano spazio e che permetterebbero di immagazzinare tutti gli archivi presenti in giro per Firenze: 50mila metri lineari di documenti.
Un milione e 800mila servirà ad attrezzare i magazzini. Solo il 40% del materiale presente nelle sedi attuali è infatti riutilizzabile e trasferibile a Novoli, il restante necessita di una gara d'appalto per l'approvvigionamento. Ma c'è chi dice invece che non è possibile riciclare alcun arredo della sede di piazza San Firenze. Vanno realizzati a norma e ad hoc per ogni grado di professionalità. Sin qui i freddi numeri. Veniamo ora alle questioni generali. Prime due, il “cosa” e il “dove”: in altre parole, perché riunificare proprio a Novoli gli attuali uffici giudiziari dislocati nel centro storico, grosso modo all'interno della vecchia cinta muraria? La risposta di getto è “perché è razionale ed economico”.
Però per un giudizio complessivo bisogna considerare anche l'indotto, cioè tutto l'ambiente degli studi legali che nell'ultimo secolo si sono dislocati proprio nell'area centrale della città. Che farà questo complesso socio-professionale? Seguirà a Novoli gli uffici pubblici di riferimento? Oppure rimmarrà almeno parzialmente in centro facendo la spola con Firenze Nord? L'esito non è indifferente. Sul mercato immobiliare si percepisce già l'attenzione commerciale ai fondi adibibili a uffici a Novoli.
E la disponibilità circostante il Palagiustizia sembra esserci, ma a quale rapporto qualità/prezzo rispetto agli storici studi del centro storico? Se invece gli avvocati rimarranno dove stanno ora, andranno ad aggiungersi a quel flusso quotidiano di cittadini, dipendenti pubblici, studenti, forze dell'ordine che punteranno verso Novoli tutte le mattine. I servizi pubblici di trasporto sono pronti a supportare questi spostamenti? E la rete viaria del quartiere, messa già a dura prova attualmente dalla mobilità cittadina, riuscirà a non collassare? Ci sono sufficienti parcheggi nelle vicinanze? Non è indifferente dare risposte adeguate a queste domande e non basta ricordare la linea tramviaria in fase di progettazione.
Ad oggi non è ancora certo il finanziamento dell'opera e a giudicare dai tempi di realizzazione della Linea 1 non c'è da stare tranquilli. I casi sono due: o il Palagiustizia sta per essere inaugurato e allora non sarà servito dal trasporto pubblico per un bel pezzo, oppure i tempi di inaugurazione non sono vicini e allora c'è margine pure per il resto. Non sfugga l'altra grande questione conseguente: se si spostano dal Centro storico a Novoli 13 uffici giudiziari e tutto l'indotto degli studi legali, è lecito domandarsi che destinazione daremo a questa miriade di edifici svuotati, pubblici e privati.
La precedente Amministrazione comunale non sembrava avere granché pianificato il futuro, ma anche l'attuale Giunta comunale non pare andare oltre qualche vaga ipotesi. Per piazza San Firenze, ad esempio, si immagina la sede di una Università per stranieri, oppure di un museo. Ma non si sa chi si farà carico dell'eventuale realizzazione. E poi sorge spontanea una domanda: se i vecchi uffici giudiziari in centro non erano adeguati alle esigenze e non valeva la pena ristrutturarli, quando gli edifici resteranno vuoti si potranno riutilizzare tali quali sono? Oppure si dovranno ristrutturare per renderli fruibili alle nuove funzioni? Ma allora i soldi per ristrutturare il palazzo di piazza San Firenze c'erano, o non c'erano? Arriva il sottinteso? Qual'è l'idea di città che sottende questo colossale trasferimento di funzioni dal centro alla periferia nord di Firenze? Al blocco monumentale di pietra serena e tesori artistici, sedimentatosi dentro le mura medievali si contrapporrà un nuovo quartiere amministrativo di vetro e cemento armato che in periferia attrarrà funzioni proprio intorno alla torre alta 64 metri del Palagiustizia.
E' questa la città che desideriamo per il XXI secolo? E nel nucleo storico che ci faremo? Solo turismo di massa come nello squilibrato equilibrio di Venezia e Mestre? Ultime due questioni generali: il “come” e il “quando”. Ieri Nove da Firenze ha intervistato Ornella De Zordo. La consigliera comunale della lista perUnaltracittà ha parlato senza mezzi termini dell'urbanistica contrattata, di cui il Palagiustizia è emblematico esempio, come di un fenomeno caratterizzato dalla contiguità tra gli ambienti imprenditoriali che hanno realizzato tutte le principali opere pubbliche e l'ambiente politico locale che le ha commissionate e ne ha vigilato la realizzazione.
L'altro aspetto che da preoccupazione sono i dieci anni, non ancora sufficienti, per completare l'opera. Tutto questo tempo produce la lievitazione dei costi a tutto vantaggio di chi costruisce. “Anzì, per meglio dire -puntializzava la De Zordo- rende incontrollabile l'evoluzione delle voci di costo, regalando l'invulnerabilità alle critiche”. Alla fine chi ci capisce più niente dopo 10 anni? I profani diranno che due lustri non sono troppi per realizzare un simile complesso immobiliare, se a Firenze c'è voluto addirittura un secolo per portare a termine la basilica del Duomo.
Il paragone è tuttavia improprio, per qualità dei materiali, epoche imparagonabili dal punto di vista tecnologico e prodigioso risultato finale. Già oggi è ovvio che nei prossimi secoli i turisti non verrano a Firenze a visitare il Palazzo di Giustizia, disegnato negli anni '70 del XX secolo dall'architetto Leonardo Ricci. Le code si contineranno a fare sotto i monumenti medievali e rinascimentali di Brunelleschi & c., architetto, ingegnere e capomastro con il concorso di un'intera comunità.
Altro che la Inso SpA del Gruppo Consorzio Etrutria! E per la verità si dovebbe pure riferire la testimonianza di un anonimo muratore della Macedonia, che in questi giorni ha raccontato a Nove da Firenze di essere venuto a Firenze proprio per lavorare al cantiere del Palagiustizia, assunto da un'impresa edile macedone che vendeva la prestazione sua e dei suoi connazionali ad un impresa edile campana, che la rivendeva a sua volta all'impresa edile fiorentina, che la fatturava infine al committente pubblico.
Ma come? Proprio così, nessuna traccia a Novoli della manodopera locale: tra le decine di operai balcanici impiegati nel cantiere, gli italiani si contavano sulle dita di una mano, o due. In conclusione rendiamo merito a questi ignoti immigrati, si spera regolari, che per 10 anni hanno lavorato alla realizzazione del nuovo polo giudiziario fiorentino, costato finora circa 100 milioni. Di certo non è colpa loro.