Ieri, ala Feltrinelli di via de´ Cerretani Anais Ginori ha presentato il suo libro “Pensare l'impossibile. Donne che non si arrendono” edito da Fandango Libri. Il quinto incontro di un ciclo di sei appuntamenti all’interno della rassegna “Non è un paese per donne” riguardante la condizione odierna della donna. L’autrice Anais Ginori (Roma, 1975) lavora presso la Repubblica dal 1999. È giornalista al servizio Esteri. Con Fandango ha pubblicato nel 2001 “Le Parole di Genova” e, con Sperling&Kupfer, “Non Calpestate le farfalle” (2007). Il libro Con “Pensare l’Impossibile” Anais Ginori dà voce alle donne che non intendono rassegnarsi.
Attraverso le loro parole e le loro storie, l´autrice tocca tematiche e vicende che vanno dalle battaglie degli anni Settanta al corpo delle donne vilipeso e negato di oggi. Con interviste a Emma Bonino, Daniela Del Boca, Luisa Muraro, Sofia Ventura, Lorella Zanardo, Emile-Etienne Baulieu (il creatore della RU486), il regista porno Andy Casanova e altre. Prefazione di Concita De Gregorio. Composto da 15 capitoli, ognuno dei quali racconta la storia personale ed individuale di una donna, il libro forma un racconto corale di come le donne siano attualmente e di come erano in passato.
La scrittrice ha scelto di intervistare e rendere protagoniste giovani studentesse così come donne adulte o anziane che hanno vissuto e combattuto in prima persona le lotte per la conquista del diritti di parità, al voto, al divorzio, all’aborto legale. Il messaggio dell’opera vuole essere in conclusione positivo: afferma l’esistenza di una realtà femminile ricca e dinamica che cerca di contrastare l’offensiva “silenziosa” nei confronti delle donne; offensiva tacita, della quale non si parla nei media e in politica dove manca la sensibilità e l’interesse per poter affrontare tali argomenti e realtà e dove viene fatta una falsa retorica femministica che non trova però effettivo riscontro nelle azioni e decisioni effettive che vengono prese al riguardo.
All’estero giornali importanti come il Financial Times o il New York Times, si sorprendono dell’assenza di critiche femminili di fronte a notizie, leggi, dichiarazioni che altrove sarebbero intollerabili. In Italia prevale un senso di rassegnazione, si commenta sempre meno, non ci si indigna quasi più. È il tempo del silenzio, ha scritto l'Unità. In politica, abbiamo oltrepassato mezzo secolo di diritto al voto delle donne ma la rappresentazione femminile in parlamento rimane tra le più basse d’Europa e tutte le leggi per imporre quote rosa sono sempre state bocciate.
La presentazione Mara Amorevoli presenta la scrittrice raccontando dell’amicizia che le lega dal ’98, anno in cui si conobbero lavorando nella redazione fiorentina di Repubblica. Con la constatazione del fatto che il cammino di emancipazione ha portato a buoni risultati che però sono nuovamente a rischio di salvaguardia, con il pericolo di dover riscrivere la storia, passa la parola ad Anais Ginori. La giornalista spiega che la scelta del titolo trae ispirazione da una affermazione fatta dalla Bonino: “Non siamo più abituate a pensare l’impossibile” e fa riferimento alla preoccupante situazione del gentilsesso italiano che si ritrova nella obbligata situazione di dover rinunciare (1 donna su 3) al lavoro una volta partorito per poter seguire i figli, senza aiuti e sussidi in caso di maternità, con stipendi inferiori rispetto agli uomini a parità di impiego, di decidere per gioco forza di non fare figli nonostante secondo ricerche statistiche le desideri per la difficoltà di far conciliare vita professionale e familiare. La situazione delle donne italiane è un unicum nel panorama europeo, nel quale la percentuale di donne lavoratrici e contemporaneamente anche madri è più alta. Sottolinea come senza una crescita della forza lavoratrice femminile non si possa sviluppare una società adatta a rispondere alle esigenze delle donne e come non si possa accrescere il PIL che al contrario aumenterebbe, come è stato dimostrato da uno studio della Banca d’Italia, del 22% apportando benessere alla nazione intera. Per rispondere alla disillusione e allo sconforto che lei stessa ha riscontrato tra le giovani italiane con le quali ha avuto occasione di confrontarsi, la Ginori afferma la necessità di saper rimettere al mondo ogni giorno la libertà, di poter scegliere della propria vita e di poter esprimersi al massimo delle proprie potenzialità senza doversi sentire impaurite, fragili o minacciate.
Alla presentazione hanno fatto seguito numerosi interventi da parte dei presenti, uno solo da parte di un coraggioso uomo. Si è continuato a discutere e riflettere per un’altra ora su altre sfaccettature del problema: dalla necessità di incontro e scambio tra donne di diverse età, a testimonianze di interventi di sensibilizzazione nelle scuole, al peso e alla parte di colpa che hanno anche le donne per non ribellarsi abbastanza o per ostacolare in ambito lavorativo altre donne. Le domande e risposte sono state interrotte solo per una questione di tardo orario, alle 20 passate.
Altrimenti la discussione sarebbe durata ancora. A dimostrazione della voglia che c’è di affrontare simili questioni e di dire la propria al fine di poter trovare delle soluzioni costruttive per un futuro che possa andare migliorandosi nella direzione della totale ed equa parità tra i sessi e che non si ripieghi su devianti caricature di immagini femminili o su un sistema di pensiero maschilista che nel 2010 non dovrebbe neanche esistere. di Silvia Languasco