La sede del Comitato di Firenze della Società Dante Alighieri partecipa anche quest’anno alla lettura della “Divina Commedia” con uno straordinario protagonista della cultura fiorentina, lo scrittore Francesco Recami che sabato 15 maggio nel suggestivo cortile di Palazzo Strozzi declamerà i versi del XIV Canto dell’Inferno (ore 16:30 prima lettura e repliche alle 16:50 e 17:10 – ingresso libero). Il Canto XIV – ambientato all’alba del 9 aprile 1300, o secondo altri commentatori del 26 marzo 1300 (Sabato Santo) – si svolge nel terzo girone del settimo cerchio, ove sono puniti i violenti contro Dio, natura e arte, come scrive lo stesso Poeta nell’incipit: “Canto XIV, ove tratta de la qualità del terzo girone, contento nel settimo circulo; e quivi si puniscono coloro che fanno forza ne la deitade, negando e bestemmiando quella; e nomina qui spezialmente il re Capaneo scelleratissimo in questo preditto peccato”. Francesco Recami darà voce e corpo al viaggio metafisico di Dante attraverso una doppia percezione: quella dell’uomo che vive Firenze e quella dello scrittore che osserva e descrive con spietata lucidità la sua città.
Una lettura che per queste caratteristiche non sarà indulgente o accattivante, proprio come suggerisce Vittorio Sermonti, dantista per eccellenza: “Per leggere Dante ci vuole uno scrittore… Dante è duro e severo e ci vuole durezza e severità per capirlo. È un’operazione delicatissima, che non si può fare alla buona”. La sua lettura dei versi dell’Inferno sarà un omaggio al Sommo Poeta che tanto ha contribuito alla bellezza della poesia: “Non sono abbastanza presuntuoso da confrontarmi con l'opera di Dante - spiega Recami - ma ogni occasione di leggere e rileggere Dante non sarà mai di troppo.
Io ho avuto modo per lavoro di leggere tutta la Commedia, più volte, e sempre si rimane sbigottiti, ed enormemente arricchiti. Come scrittore leggere Dante può anche essere frustrante: mi viene da pensare ‘ma io le mie mediocrità che le scrivo a fare’?” Un incontro, quello fra Recami e Dante, sul fil rouge dell’amore per Firenze; una città che nell’ultimo romanzo “Prenditi cura di me” (Sellerio 2010, candidato al Premio Strega) è "malata" e stenta a riconoscersi nello splendore del passato, ma anche quella che descrive Dante è una città piena di contraddizioni e problematiche: “Il rapporto di Firenze con Dante notoriamente non depone a favore di Firenze, ed è molto opportuno che la città tenti di farsi perdonare – sottolinea Recami con tono volutamente provocatorio – ad alcuni piace pensare che non ci sia molta differenza fra la Firenze di allora e quella di oggi: litigiosità, botteghe e banche… ma c'è una differenza essenziale fra queste epoche: Dante è precedente alla fase di massimo splendore di Firenze, noi la seguiamo invece di qualche secolo, tentiamo di conservarne le vestigia, ma la città ha perso ogni primato, artistico, culturale, accademico.
È una città allo stadio senile, con un bel gruzzoletto in banca”. Il contributo della Società Dante Alighieri alla manifestazione è dunque un prezioso cameo: “Affronterò la lettura del XIV canto dell'Inferno – conclude Recami – come un lettore normalissimo, pianamente e senza abbellimenti di recitazione. Credo che il canto parli da solo. Unica particolarità, e che non saprei neanche evitare, è il mio accento fiorentino”.