Piero e Ghigo, più basso, tastiera e batteria: una somma che produce un risultato più grande della somma stessa. E al Mandela Forum di Firenze la Tuscany Reserve, come la chiama Piero, «the full» (il matto shakespeariano che ha più ragione del sovrano mentitore) non solo gradisce, ma sembrava non aspettare altro. Un ritorno attesissimo, soprattutto quello di Ghigo Renzulli, da troppo tempo immeritatamente in ombra nell'omologata offerta musicale italiana. E' proprio la sua chitarra graffiante che scandisce la «liturgia rock», come Piero Pelù stesso la definisce mentre sventola i pendagli applicati all'asta totemica del suo microfono.
I vecchi e pure nuovi Litfiba si rivelano una potentissima macchina da musica: diffidare dalle imitazioni. Alle 21:00 non c'è tempo per pensare: l'inizio è mozzafiato. Le danze iniziano con "Resta", pescato da "17 Re", album tra i primi e più interessanti della band, la miglior presentazione. Tutti gli altri brani si susseguono senza sosta cantati all'unisono dal coro del pubblico. Parla la musica più di ogni altra cosa, è il caso di dirlo: dall'inno pacifista di "Lulù e Marlene", completamente rivisitata rispetto alla versione originale, passando per gli applauditissimi "Tex" e "Paname", per arrivare ai più recenti successi come "Spirito", "Maudit" (suonato nel bis) e la sempre bellissima "Lacio drom". La scena è ricostituita.
Tutto sembra perfetto. Lo spettacolo deve ancora cominciare. Michele Carli