Bobo Rondelli è uno di quei personaggi in perenne bilico tra genio e follia: “o lo si ama o lo si odia” si usa dire di solito per definire artisti di questo calibro, in grado di suscitare emozioni così forti e contrastanti tra di loro. Ad accoglierlo ieri sera a Campi Bisenzio un Teatro Dante pieno zeppo di persone di ogni età, giunte a manifestare il loro affetto per il cantautore livornese, oltre che omaggiare la figura di Andrea Cambi, alla cui memoria è dedicata la rassegna “Il Toscanaccio, un omaggio ad Andrea Cambi”. Bobo Rondelli non ha certo deluso le aspettative, regalando ai presenti un’esibizione toccante ed intensa, ricca di momenti riflessivi (molte delle canzoni interpretate sono contenute nel suo ultimo album “Per l’amor del cielo”, già nella cinquina di finalisti della Targa Tenco 2009 nella categoria miglior album dell’anno), senza mai rinunciare alla sua verve ironica e dissacrante.
Il cantautore livornese è un personaggio davvero fuori dalle righe, a tratti ingestibile sul palco, ma in grado di regalare brividi e scaldare i cuori come pochi altri artisti oggi in Italia, grazie alla sua splendida voce che sa modulare in maniera del tutto personale ed ai suoi esilaranti ed imprevedibili “raptus” di follia, che a volte colgono alla sprovvista gli stessi musicisti che l’accompagnano. Assistere ad un live di Bobo Rondelli è un’esperienza da provare, significa immergersi in un’atmosfera particolare, incentrata sulla personalità di uno degli artisti più genuini e controversi che abbiamo il piacere di avere oggi in Italia: un personaggio che “sa sentire” ed al tempo stesso riesce “a farsi sentire” andando a toccare corde nascoste, proprio come riusciva ad Andrea Cambi, e per questo a molti potrà rimanere ostico e persino scomodo, ma nessuno potrà mettere in dubbio il suo evidente spessore artistico.
Bobo Rondelli è un artista vero e lo dimostra appieno nella sua particolare dimensione live, dalla quale traspare un’anima fragile e genuina che si eleva sul palco senza alcun timore di schierarsi dalla parte del più debole, irridendo l’oppressore (e qui il paragone con il tanto compianto “Faber” non pare poi così azzardato). Proprio per questo viene amato come pochi altri artisti italiani dal suo folto pubblico, che lo segue dappertutto, pronto a perdonargli alcuni tratti più spigolosi della sua personalità ed alcune “cadute di stile” dettate dall’istinto e dalla sua proverbiale follia. Basta una minima apertura mentale per capire che persone ed artisti come Bobo Rondelli vanno valorizzate: bisogna stringersi attorno a loro e volergli un gran bene.
Il “marcio” risiede in ben altri luoghi, occultato alla vista dei più ed opportunamente “sterilizzato”. Massimiliano Locandro