Prosegue l'attività del Progetto Rifredi Scuola, inserito all'interno del Piano dell'Offerta Formativa della Provincia di Firenze, con la conferenza spettacolo di Angelo Savelli dedicata a Pirandello, secondo appuntamento della sezione intitolata Teatro e Letteratura. Il relatore/regista apre la conferenza con un breve inquadramento storico: la crisi dell’individuo moderno nel ‘900. Una coppia di bislacchi attori, provenienti dal varietà e dalle serate futuriste, si aggrega al relatore dopo avergli mostrato un paio di pezzi forti del loro repertorio: la macchietta della Sciantosa napoletana e quella del Balbuziente del futurista Oddo Oddi.
La piccola compagnia inscena “La patente” di Pirandello. A metà della recita, il regista interviene sull'attore che sta mal interpretando la parte di Chiarchiaro e gli spiega la teoria dell'Umorismo di Pirandello, sottolineandone il sottile collegamento con la poetica del Cubismo. Al termine della rappresentazione, assistiamo ad un ulteriore alterco tra gli attori ed il regista, il quale, citando una scena de “L'uomo, la bestia e la virtù”, mette in relazione l'ipocrisia di chi recita sulla scena con l'ipocrisia sociale di chi recita nella vita.
Rimasto solo, il regista accenna ad alcuni dati della biografia pirandelliana che preannunciano il pessimismo dell'autore. Poi sottolinea come Pirandello, arrivato alla notorietà universale con il teatro, sia prima di tutto un letterato, ricordando l’immensa ed importantissima produzione di Novelle, all’interno delle quali esistono già tutti i temi e le innovazioni sviluppate poi sulla scena e nei romanzi. Riferimento alla novella “Il pipistrello” che introduce il tema del teatro pirandelliano con la sua dialettica tra verità e finzione, tra maschera e volto, tra vita ed arte.
Il regista puntualizza la tematica dell'essere e dell'apparire citando “Il gioco delle parti”, “Così' è se vi pare”, “Enrico IV”, e spiegando la grande rivoluzione del metateatro di Pirandello culminata nei “Sei personaggi in cerca d'autore” che gli varrà il premio Nobel per la letteratura. Anche questa innovazione era già presente nelle novelle dell’autore, ed il regista si appresta a leggerne la più rappresentativa: “La tragedia di un personaggio”. Ma la lettura è subito interrotta dall’arrivo di un giovane che dice di essere un “personaggio”: Vito Moscarda e chiede che la sua storia venga fatta vivere sulle tavole del palcoscenico.
Dopo un attimo di perplessità il regista accetta di rappresentare la vicenda del personaggio Moscarda. Mentre la piccola compagnia si prepara, il regista sottolinea l’importanza e l’originalità dei tre grandi romanzi pirandelliani: “Il fu Mattia Pascal”. “I quaderni di Serafino Gubbio operatore” e naturalmente “Uno, nessuno e centomila”. In chiusura, dunque, assistiamo ad una esaustiva sintesi teatrale di “Uno, nessuno e centomila”.