Andrea Bruno Savelli è un giovane artista poliedrico fiorentino. Attore e regista nella compagnia di Pupi e Fresedde al Teatro di Rifredi, negli anni ha diretto sul palco nomi di calibro come Pino Quartullo, Luca Barbareschi, David Riondino, e, nella sua ultima fatica teatrale, il “Falstaff”, Marco Cocci e Carlo Monni. Ha recitato in cinema in “El Alamein” e “Radio West” , in tv con Don Matteo, e sul natio palco teatrale è stato diretto da Eugenio Cappuccio e Luca Ronconi.
Autore di svariati testi per il teatro, persino di un libro edito qualche anno fa dalla Furetto dal titolo di “Nove”, adesso Andrea si cimenta con il suo omonimo e compagno di tanti spettacoli teatrali Muzzi nella sua prima regia per il cinema. “Piove sul Bagnato”, il loro primo lungometraggio di esordio, esce nelle sale fiorentine in questi giorni. Allora, Andrea, come nasce l’idea alla base di Piove Sul Bagnato? “Nasce da un personaggio di cabaret che con Muzzi avevamo ideato partendo da un fatto reale.
Una notizia di cronaca che raccontava di una banda di sequestratori bresciani talmente malridotti da dover chiedere al sequestrato i soldi per fare la spesa. Noi lo abbiamo trasformato in soggetto, chiedendoci come idea di base cosa può spingere persone fondamentalmente oneste a rapirne un’altra. Ci abbiamo costruito su il film, prendendo ad esempio anche la cronaca attuale, a cui la realtà del film si ispira fortemente. La crisi, il precariato, la vita quotidiana degli operai in fabbrica sono tutti elementi che, in chiave comica, si ritrovano nel film”. E dallo script alla sala, com’è proseguita la vicenda? “La sceneggiatura è stata molto apprezzata, ha ricevuto un sacco di complimenti, ma ci sono difficoltà oggettive oggi a produrre un film senza grandi nomi.
Così, per rompere gli indugi, ho raccolto tante piccole quote da amici e ho fondato la Diogene, la casa di produzione di questo film, investendo personalmente denaro e lavorando ovviamente gratis perché credevo nel progetto. Cosa per altro che molti grandi attori americani fanno senza grossi problemi. E’ pur vero che loro lo fanno quando sono ricchi e famosi. Io ricco e famoso non sono, ma c’ho provato lo stesso. Poi, grazie anche all’intervento di Raffaele Veneruso, (nipote tra l’altro del compianto Massimo Troisi, a cui Andrea ha intitolato la scuola di comici che gestisce ) l’altro produttore del film, siamo riusciti a realizzare il film e a distribuirlo nelle sale”. Tu e Muzzi siete i protagonisti, i registi, gli autori della sceneggiatura e tu personalmente quindi anche il produttore.
Com’è stato gestire tutti questi aspetti? “Una faticaccia tremenda. Ma alla fine ce l’abbiamo fatta senza, credo, tralasciare nessun aspetto di quello che volevamo raccontare”. Ci parli del resto del cast del film? “Beh, ci sono i veri decani della comicità toscana (Monni e Forconi, che all’anteprima del film al Vis Pathè hanno sceso le scale prendendosi ironicamente per mano - “sennò si cascava” han detto poi ), c’è un’attrice televisiva che ha avuto modo di ribadire il suo talento anche al cinema quale Daniela Morozzi, veramente una fra le attrici più brave che ci sono in giro adesso; c’è Lucianna De Falco che è un’ottima attrice di teatro e di cinema e ci sono due scommesse vinte, che sono Barbato e Max Galligani (del duo comico Galli e Villo), veramente spassosi nel loro ruolo.
Ma ci sono due cose di cui andare veramente fieri. La prima è il cameo di Giovanni Nannini, attore vernacolare spesso definito come il grande padre della comicità toscana. Per tutta la vita ha coniugato il suo grande amore per il teatro con il mestiere che ha sempre fatto, quello di barbiere. Si narra che un giorno Totò in persona con la sua Mercedes dove campeggiava la scritta “Principe De Curtis” sia sceso davanti al suo negozio per portarlo con sé a Roma a fare cinema. Il Nannini, vuole la leggenda, avrebbe risposto “No, resto a Firenze e fò il teatro!” La seconda è Alessia Fabiani, che ha superato dei provini massacranti per il ruolo di Chiara, la protagonista femminile.
All’inizio eravamo scettici sulle sue reali possibilità, invece ai provini si è rivelata la più brava di tutte, e dà al film un’impronta fresca e spontanea. Una vera rivelazione. E adesso? Il battesimo nelle sale che ci auguriamo renda giustizia al lavoro svolto…e poi? Progetti futuri? “Ce ne sono, ma voglio specificare che la Diogene non è strettamente legata ad Andrea Bruno Savelli come unico 'artefice', anzi, ben vengano progetti e sceneggiature altrui. Vogliamo che Diogene diventi un punto di riferimento per la produzione cinematografica nell’Italia centrale, e quindi siamo aperti a ricevere progetti che ci aiutino, nel nostro piccolo, a cambiare un po’ il mercato, a riuscire a girare i nostri prodotti in Toscana con i professionisti toscani.
Parlando di questo, è bene ricordare l’aiuto fornitoci per le riprese dalla Toscana Film Commission. Come loro, anche il nostro intento è quello di dare visibilità ad autori anche emergenti che altrimenti difficilmente riuscirebbero ad avere un’opportunità. Certo, perché sia possibile, comiciamo tutti ad andare a vedere Piove sul Bagnato!”. Marco Cei