Un percorso scientifico, fatto di studi approfonditi e di una complessa opera di restauro, per restituire al suo antico splendore la Minerva di Arezzo, la statua che affascinò Cosimo I dei Medici e che oggi viene esposta in importanti mostre internazionali. Tutto ciò è testimoniato nel volume La Minerva di Arezzo (pp. 56, euro 8), a cura di Mario Cygielman, in uscita a marzo per Polistampa. Nel 1541, presso la chiesa di San Lorenzo nella città di Arezzo, si stava scavando un pozzo.
Gli uomini cercavano l'acqua ed invece trovarono il bronzo: una statua alta un metro e mezzo, con la testa leggermente rivolta verso destra e il volto giovanile incorniciato da capelli sulla fronte. Sul capo un elmo di tipo corinzio, il corpo avvolto da un mantello che copre quasi totalmente il chitone, una tunica di stoffa leggera. La Minerva, che si pensa risalga al III sec. a.C., fu successivamente acquistata dal granduca Cosimo I, che la espose a partire dal 1558 nel suo scrittoio di Palazzo Vecchio a Firenze.
Oggi, dopo una mostra di successo tenutasi ad Arezzo nella primavera del 2009, la statua sta facendo il giro del mondo. Gli interventi contenuti nel volume sono il punto di arrivo di un percorso di indagine, di analisi, di documentazione attenta e paziente, e infine di restauro. Quest'ultimo, eseguito ad opera del Centro di Restauro del Museo Archeologico di Firenze, si è articolato in diverse fasi, ognuna sostenuta da uno studio serio e profondo che ha restituito alla statua l'aspetto originario garantendone nel contempo una conservazione ottimale.
I dati emersi dalle approfondite ricerche e analisi hanno inoltre evidenziato la stretta relazione della Minerva, eseguita con l'utilizzo della tecnica della fusione diretta e pertanto ricondotta a fabbrica italica, con un modello risalente al IV sec. a.C. riferibile allo scultore greco Prassitele. La pubblicazione, disponibile anche in lingua inglese, raccoglie gli interventi di Giuseppe Fanfani, Fulvia Lo Schiavo, Mario Cygielman, Silvia Vilucchi e Giandomenico De Tommaso, insieme a numerose foto a colori. Gherardo Del Lungo