Firenze, 25 maggio 2015 – La scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo nel 1492 ebbe un impatto senza precedenti sui popoli europei, arrivando a modificare radicalmente la cultura, il pensiero e l’immaginario del Vecchio continente. Uno degli effetti più evidenti di questa rivoluzione lo si può riscontrare nella storia dell’arte, tanto da poter individuare una matrice “americana” nel Rinascimento e nei successivi movimenti del manierismo e del Barocco: è la tesi espressa e documentata dalla studiosa Nicoletta Lepri nel suo saggioCultura visiva e Nuovo Mondo. Immagini occidentali e colonie americane tra XVI e XVII secolo (Polistampa, Universitario / Storia dell’arte, pp. 336, euro 22).
L’autrice, plurilaureata, dottore di ricerca in Civiltà dell’Umanesimo e del Rinascimento, specialista in Traduzione letteraria e in Storia dell’arte antica peruviana, si è formata tra Bologna, Firenze e Lima. Nel suo testo esamina l’influenza di nuove idee e suggestioni estetiche provenienti da oltreoceano sulle convenzioni artistiche occidentali, mostrando come l’allargamento degli orizzonti culturali abbia determinato un sorprendente mutamento delle modalità espressive, delle arti e del pensiero.
Spaziando dalla pittura alla cartografia, dalla letteratura alla filosofia, dalla geometria alla costruzione di miti e leggende, Nicoletta Lepri mostra come la nuova dimensione globale e la conseguente espansione delle conoscenze sia stata fondamentale per traghettare il vecchio continente oltre le convenzioni dell’arte medievale. Molti dei nuovi elementi figurativi presenti nelle opere dei grandi artisti del Cinque e Seicento, da Piero di Cosimo a Jan Mostaert, da Albrecht Dürer a Pieter Bruegel, scaturiscono quindi dalla reazione iconografica conseguente all’esperienza del viaggio oltreoceano.
“Grande ispirazione”, spiega la studiosa, “è stata tratta dalle cronache, spesso illustrate, redatte dagli esploratori e dai loro compagni. L’impatto col nuovo mondo è metabolizzato e restituito in moltissime opere segnate da un marcato esotismo centro-americano”. Particolare attenzione è dedicata alla Toscana: la corte medicea fu infatti una tra le più ricettive nei confronti delle terre oltre l’oceano per interessi economici, estetici, collezionistici, tanto da rendere l’ambiente fiorentino uno dei migliori esempi di come la fantasia dell’America si sia innestata nella tradizione classica rinascimentale e abbia inciso sulle forme e sui colori dell’arte del Cinquecento.