I dati del dossier di Legambiente Mal'aria di Città 2019 in Toscana sono stati presentati nella conferenza stampa che si è svolta stamani a Firenze, al Caffè Letterario Giubbe Rosse, alla presenza del presidente regionale di Legambiente Fausto Ferruzza e del responsabile del settore Inquinamento Atmosferico per il cigno verde in Toscana Michele Urbano. Le città hanno bisogno di aria pulita. E’ ancora una volta Legambiente a dircelo con il suo dossier Mal’Aria 2019 – “La mobilità urbana al centro del risanamento”, il rapporto sull’inquinamento atmosferico nelle città italiane.
Nell’analisi portata avanti come Legambiente nelle campagne annuali “PM10 ti tengo d'occhio” e “Ozono ti tengo d’occhio”, che monitorano l'andamento giornaliero dei capoluoghi di provincia si è tenuto conto delle stazioni di fondo urbano e di traffico di ogni città, che per legge, dovrebbero essere quelle che risentono prevalentemente dell’inquinamento prodotto dal traffico urbano. Dal rapporto emerge un bilancio fatto di luci e ombre per la Toscana, anche se è indubbio che il trend decennale segnala miglioramenti assai consistenti, specie sulle polveri fini.
«La situazione dell’inquinamento atmosferico 2018 in Toscana è in deciso miglioramento, anche se permangono situazioni di criticità – dichiarano Fausto Ferruzza e Michele Urbano, rispettivamente Presidente e Responsabile del settore aria di Legambiente Toscana – Tali note dolenti sono registrabili ancora nella Piana Lucchese (soprattutto per quel che concerne le polveri fini) e nella Piana Fiorentina per il biossido di azoto. Rimane infine da commentare il dato sull’ozono (O3) un tipico inquinante secondario che si forma nella bassa atmosfera a seguito di reazioni fotochimiche che interessano inquinanti precursori prodotti per lo più dalle attività umane.
A causa della sua natura, l’ozono raggiunge i livelli più elevati durante il periodo estivo, quando l’irraggiamento è più intenso e queste reazioni sono favorite. Da questo punto di vista, è molto interessante il dato registrato a Grosseto, che ci obbliga a pretendere di più da tutte le amministrazioni locali». Per Legambiente la sfida importante che oggi deve affrontare il Paese è quella di fare della mobilità sostenibile il motore del cambiamento e di ripensare le città per le persone, non per le auto – è questo il cambio di paradigma che deve realizzarsi nel Belpaese.
Ed è questo il filo conduttore al centro delle proposte che l’associazione ambientalista ha riassunto in Mal’aria 2019 e incentrate proprio sul tema della mobilità sostenibile, già praticata da alcune città (come Firenze, Bolzano, Torino e Milano dove il 50% degli abitanti usa i mezzi pubblici, cammina e pedala). Per Legambiente per far uscire l’Italia dall’emergenza cronica dello smog occorre realizzare in primis un Piano Nazionale contro l’inquinamento, con misure strutturali ed economiche di ampio respiro e redigere PUMS ambiziosi ripensando l’uso di strade, piazze e spazi pubblici delle città, creando ampie “zone 30” e prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani.
Inoltre, è indispensabile ridurre il tasso di motorizzazione riportandolo ai livelli delle altre nazioni europee, gli incentivi sulle emissioni devono prevedere criteri sociali e per ridurre il parco circolante in Italia si dovrebbe prevedere un bonus di rottamazione per chi vuole rottamare l’auto inquinante senza acquistarne una nuova. Infine è fondamentale incentivare anche l’efficientamento energetico dei nostri edifici, in modo tale che il ciclo del riscaldamento/raffrescamento del patrimonio edilizio sia meno impattante sul piano delle emissioni in aria.
Da questo punto di vista, il problema delle modalità vetuste e inquinanti per riscaldare le abitazioni concorre senz’altro a spiegare il dato sul particolato fine (PM10 e PM2,5) nella Piana di Capannori. Anche se non in modo esclusivo ed esaustivo. Entrando infatti nello specifico dell’indagine di Mal’aria 2018 PM10 ti tengo d’occhio: rimane solo la stazione di Lucca/Capannori ad oltrepassare il limite quotidiano del PM10 fissato per legge a 50 μg/mc, come media giornaliera, da non superare per più di 35 giorni l’anno (a Capannori si è sforato il limite per ben 53 volte!).
Per il biossido di azoto (NO2) si storicizza invece il dato negativo di Firenze Viale Gramsci (stazione/traffico dove si rileva un dato medio annuale di 60 μg/mc di ben 20 μg/mc superiore al limite di legge di 40). Dati invece più sparsi ed eterogenei sul territorio si registrano sull’indicatore Ozono, che vede sforamenti dei parametri di legge a Signa, a Settignano, a Montale, a Lucca Carignano e persino a Grosseto. Le nostre proposte – Per uscire dall’emergenza smog, oltre alle proposte già dette, per Legambiente è utile prevedere interventi strutturali che vadano ad introdurre target di mobilità vincolanti in tutte le città italiane.
Sul modello di quanto già avvenuto con la raccolta differenziata, l’idea è quella di fissare a livello nazionale obiettivi vincolanti di ripartizione modale degli spostamenti, validi nei Comuni con più di 50.000 abitanti. Come fatto in Inghilterra, bisogna realizzare zone centrali a pedaggio (come nell’Area C a Milano) e più vaste zone a emissioni limitate (Low Emission Zone), con pedaggi piuttosto elevati di ingresso per i veicoli più inquinanti. Inoltre occorre implementare una differente politica tariffaria sulla sosta scoraggiando l’uso dell’autoveicolo privato in città.
Infine, il Governo deve riprendere il lavoro di consultazione delle parti sociali e varare un vera e propria Roadmap sulla mobilità sostenibile al 2030 e al 2050 con l’obiettivo della completa decarbonizzazione (emissioni zero) del settore.
Sul sito www.legambiente.it si può scaricare il nostro dossier nazionale, in versione integrale