Firenze, 25-7-2020- Attraverso una iniziativa itinerante nelle strade del cento di Firenze con oltre 50 biciclette, promossa dalla Cgil Firenze e dalla Filcams per lunedì 27 luglio, le lavoratrici e i lavoratori di bar, ristoranti, alberghi e musei ripercorrono le tappe del turismo che non c'è più, per raccontare i danni del Covid al settore, chiedere il prolungamento degli ammortizzatori sociali e del blocco dei licenziamenti ed affermare ancora una volta che occorre cambiare radicalmente modello di turismo.
“Non si può tornare al modello turistico conosciuto a Firenze fino allo scorso anno che sta erodendo il tessuto urbano e sociale e che ha dimostrato tutta la sua debolezza strutturale, serve un nuovo modello di turismo più sostenibile”, dice il sindacato. Il programma di lunedì 27 luglio: ritrovo alle ore 9 in via San Zanobi 54r per il giro in bicicletta che si snoderà per le vie, le piazze e i ponti del centro della città (itinerario previsto: San Marco, Duomo, Repubblica, Strozzi, Santa Trinita, Lungarno Corsini, ponte alla Carraia, Santo Spirito, piazza Pitti, Ponte Vecchio).
Conclusione in via dei Gondi (piazza Signoria) per un presidio dalle 10:30 alle 12.
Hanno pagato in parte l’affitto, ma non è bastato. A due ristoratori del centro di Firenze sono già arrivate le richieste di sfratto. Una vera e propria mazzata che si abbatte su una categoria in grave difficoltà a causa dell’emergenza Covid. A denunciare la «situazione sempre più complicata» sono i Ristoratori Toscana, gruppo nato spontaneamente durante il lockdown al quale nel giro di pochissimo tempo si sono uniti 9 mila imprenditori, per un totale di 13 mila ristoranti nella regione, di cui 4 mila a Firenze, e 53 mila dipendenti. Secondo l'indagine basata su interviste agli associati, il 90% dei ristoratori toscani, se non ci fosse il blocco, sarebbe pronto a licenziare.
A rischiare il posto sono 25 mila dipendenti in Toscana, di cui 6 mila a Firenze, e questo solo sulla base dei 13 mila locali aderenti a Ristoratori Toscana. La perdita di fatturato rispetto all'epoca pre Covid è mediamente del 75%, con picchi oltre il 90%. Solo il 10% dei ristoratori ha avuto inoltre gli aiuti sopra i 25 mila euro, mentre la cassa integrazione di marzo e aprile è arrivata all'80% delle imprese del settore. Con la riapertura, solo il 35% dei lavoratori è stato richiamato a lavoro. A livello territoriale, a soffrire di più sono le città d'arte, Siena, Pisa e in particolar modo il capoluogo toscano.
Il 60% dei ristoratori fiorentini che hanno partecipato al sondaggio hanno dichiarato che se entro ottobre non arriveranno aiuti, saranno costretti a chiudere. Il 35% dei locali che aveva coraggiosamente riaperto è in procinto di riabbassare le saracinesche. Sono circa 500 i ristoranti, inoltre, quasi tutti in centro storico, che chiuderanno per tutto il mese di agosto, vista la carenza di lavoro. Soprattutto chi lavora coi turisti e collabora con gli alberghi non ce la fa a far quadrare i conti.
Se le città d’arte soffrono di più, anche la costa non sorride, con il lavoro che è concentrato soprattutto nel week-end e non basta certo a compensare le enormi perdite.
«Previsioni foschissime. Chiediamo a gran voce un anno bianco, con rinvio al 2021 di tutte le scadenze fiscali. Altrimenti non riusciremo a sopravvivere», afferma Pasquale Naccari, portavoce del gruppo. Il problema numero uno, spiega, «è la mancata erogazione del credito da parte delle banche, che prima hanno mandato segnali d’apertura e poi hanno fatto dietrofront». «Chiediamo un urgente accesso al credito. Non possiamo continuare a raschiare il fondo del barile. Chi è in cassa integrazione prende il 40% dello stipendio. In soldoni, si tratta di 5-600 euro al mese coi quali è impossibile andare avanti». E poi c’è il «dramma del mancato accordo sulle locazioni». Solo un ristorante su cinque (20%) ha ottenuto una riduzione sul canone di affitto. A tale proposito la richiesta è quella di «fare una moratoria sulla legge Bersani per evitare almeno che chi chiude adesso venga subito rimpiazzato da un’altra attività».