Florence Queer Festival 2009: siamo arrivati al fatidico settimo anno. La VII edizione del Festival, si terrà a Firenze dal 27 novembre al 3 dicembre 2009, nell’ambito della 50 Giorni di Cinema Internazionale a Firenze, al Cinema Odeon, nella sede dell’associazione Ireos e in altri luoghi della città (librerie, teatri) e vedrà ancora una volta al centro l’immaginario queer, attraverso cinema e video, con proiezioni pomeridiane e serali di opere nazionali e internazionali, di recente produzione ed in gran parte inedite per il nostro paese, che spaziano dal documentario alla fiction, dal video al 35mm. Cinema e video, ma anche teatro e fotografia, letteratura e costume, sono al centro del percorso che proponiamo per raccontare l’universo gay, lesbico e trans, un’identità queer in continuo movimento e mutamento, che intende superare gli stereotipi nei quali la cultura lgbt è stata a lungo costretta: una cultura oggi sganciata da uno stretto legame identitario, che sappia parlare a tutti, e racconti storie nelle quali l’identità sessuale sia uno degli elementi all’interno della narrazione.
Il festival quest’anno presenta oltre 40 tra lungo e cortometraggi con diverse anteprime italiane ed europee. Tra queste segnaliamo i documentari For my wife di David Rothmiller, toccante storia di Charlene Strong diventata attivista per il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali dopo la tragica perdita della sua compagna; Beyond Gay: the Politics of Pride di Bob Christie, completa riflessione sul ruolo, innanzitutto politico e di appartenenza ad una comunità lgbt che è sempre più globale, che ha oggi il Pride; The Good American di Jochen Hick, viaggio nel mondo degli escort on line attraverso il ritratto di Tom Weise sicuro uomo d'affari che gradualmente si rivela un uomo con debolezze, sogni e paure.
Tra i lungometraggi in anteprima, Drool dell’americana Nancy Kissam, ironica e gotica commedia di caratteri ambientata nel sud degli Stati Uniti vista dagli occhi di un’adolescente che dalla rabbia arriva all'accettazione e all'integrazione nella sua nuova e ridefinita famiglia, e Strella, intensa rilettura moderna in chiave queer di alcuni dei temi propri della tragedia greca di Panos H. Koutras. Dell’emergere della genitorialità di gay e lesbiche, con il desiderio e la capacità di dare affetto, cura e protezione ai figli, all’interno di famiglie “arcobaleno” trattano, con diversi stili e toni, il film svedese Patrik age 1.5 di Ella Lemhagen, un film divertente, intelligente e sensibile, spaccato di una vita gay contemporanea in un’Europa dei diritti lontanissima dall’Italia del 2009; il documentario Spagnolo Homo Baby Boom di Anna Boluda, prodotto dall'associazione valenciana delle "Famílies Lesbianes i Gais", nata nel 2001 con lo scopo di garantire i diritti per le coppie omosessuali, e l’americano Out in India: a Family’s Journey di Tom Keegan, nel quale due papà gay americani si confrontano con una società tradizionalista e contraria alla modernità.
Nel corso della serata presentazione del progetto “Il lupo in pantaloncini corti", esempio di produzione consapevole e partecipata dal basso che si basa sul pre-acquisto del DVD . Non possono mancare nella rassegna titoli che hanno raccolto successo di pubblico e di critica nei principali festival lgbt in Italia e nel mondo: I Can’t Think Straight e The World Unseen della pluripremiata regista, scrittrice e sceneggiatrice Shamin Sarif, graditissima ospite all’apertura del festival; An Englishman in New York di Richard Laxton, nel quale dopo oltre trent’anni anni John Hurt riprende il ruolo del leggendario Quentin Crisp, che aveva già interpretato nel bellissimo film del 1975 "The Naked Civil Servant"; il coraggioso documentario City of Borders della giovanissima Yun Suh, sulle storie che, abbattendo barriere e pregiudizi di ogni tipo, si incrociano nell’unico locale queer del medio oriente, a cavallo del muro che divide Gerusalemme e Ramallah; Chris & Don: A Love Story, di Guido Santi e Tina Mascara, bellissimo documentario su una delle storie d’amore gay più intense e profonde mai viste sullo schermo, quella tra Christopher Isherwood e Don Bachardy; l’epico Rabioso sol, rabioso cielo, del messicano Julián Hernández; Antarctica, di Yair Hochner, prima commedia queer fatta in israele; Ghosted, di Monika Treut, storia di fantasmi e misteri sospesa tra Amburgo e Taipei; The Houseboy di Spencer Lee Schilly, film natalizio tenero e provocante, grottesco e patetico.
Tra i titoli italiani in programma, i lungometraggi Sogno il mondo di venerdì di Pasquale Marrazzo, storie diverse con in comune l'ordinaria violenza del nostro tempo in un’Italia di precarietà e soprusi; Il Compleanno di Marco Filiberti, film “sulla Caporetto della borghesia nel nostro Paese”. A questi si aggiungono i documentari Isola Nuda di Debora Inguglia, sul confino a Ustica degli omosessuali catanesi nel 1939; Giorgio/Giorgia... storia di una voce sulla vita di Giorgia O'Brien (all'anagrafe Giorgio Montana), una delle più grandi dive del palcoscenico italiano degli anni Cinquanta e Sessanta, del regista Gianfranco Mingozzi, scomparso da poco; Una questione delicata, di Peter Marcias, riflessione in solitudine di un ventiquattrenne balzato alle cronache nazionali perché aggredito e minacciato brutalmente da omofobi a Roma; L’altra altra metà del cielo, di Salima Balzerani, documentario pensato e voluto lgbt in strumento e narrazione politici. Il 1° dicembre, giornata mondiale contro l’AIDS il festival proporrà film, documentari e corti dedicati al tema dell’AIDS, in collaborazione con l’ASL 10 Assessorato Diritto alla Salute Regione Toscana.
Tra i titoli in programma Pedro di Nick Oceano, sulla vita del giovane Pedro Zamora che grazie ad MTV portò per la prima volta il dramma dell’AIDS sul piccolo schermo nelle case di milioni di americani; Fig Trees di John Greyson, originalissimo e visionario melodramma sulla lotta per l’accesso ai farmaci e al diritto alle cure di due attivisti, il canadese Tim McCaskell e il sudafricano Zackie Achmat; Out in India: a Family’s Journey di Tom Keegan, accurato ritratto di una famiglia gay militante sulle interconnessioni fra persone gay ed artisti in lotta contro l'Aids a livello globale; The Universe of Keith Haring di Christina Clausen, che, attraverso le sue stesse parole e quelle di familiari e amici, racconta la vita del grande pittore degli anni '80, il contesto socio-culturale in cui è vissuto e la sua trasformazione in attivista nella lotta all’AIDS.
In anteprima il corto Positivo Scomodo di Alessio Lavacchi, commissionato dalla Regione Toscana all’Azienda USL 2 in collaborazione con la Mediateca Regionale Toscana; il corto verrà utilizzato prevalentemente nell’ambito della formazione degli operatori sanitari della Toscana. A questi si aggiungono i film, praticamente inediti nel nostro paese, della retrospettiva dedicata ad un grande autore queer tedesco Rosa von Praunheim, uno degli esponenti più significativi della cultura gay europea e uno dei fondatori del movimento politico gay in Germania: un artista ironico e provocatore, militante e visionario.
Rosa - il suo nome deriva dal triangolo che portavano gli omosessuali nei campi di concentramento nazisti - sarà presente a Firenze anche con una imperdibile performance dal vivo La rassegna è organizzata in collaborazione con il Goethe-Institut Mailand e presenterà, in lingua originale con sottotitoli in italiano, sette titoli che ripercorrono i 40 anni di attività e scelti su indicazione del regista stesso: Nicht der Homosexuelle ist pervers, sondern die situation, in der er lebt (Non è l'omosessuale che è perverso, ma la situazione in cui vive, 1970), uno dei primi film sul neonato movimento di liberazione omosessuale in Europa; Ich bin meine eigene Frau (Io sono la mia donna, 1992), narra la straordinaria storia di sopravvivenza di Charlotte von Mahlsdorf, una gentile, indistruttibile transgender della Germania orientale, vera e propria eroina delle minoranze sessuali; Ein Virus kennt keine Moral (Un virus non conosce morale, 1985), film brillante ed intelligente primo film tedesco ed europeo sul tema dell’AIDS ed è stato seguito dalla trilogia sull’AIDS realizzata dal regista con Schweigen = Tod (1989), Positv (1990) e Feuer unterm Arsch (1990); Überleben in New York (Sopravvivere a New York, 1989), documentario sulla vita di tre giovani donne tedesche, a New York.
Claudia, Anna e Ulli vengono da storie diverse e affrontano le sfide della metropoli a modo loro, ma sono tutte convinte che il fascino della città le ripaghi di frustrazioni, delusioni e pericoli. Transexual menace (1996), il film deve il suo nome al “più eccitante gruppo di attivisti politici degli USA”, persone transessuali e transgender in lotta per i loro diritti legali, per l’accesso alle cure mediche e per il diritto al lavoro. Considerato dal regista “il progetto più affascinante della sua carriera di filmmaker”. Can I be your Bratwurst, please? (1999), divertente commedia sul cannibalismo interpretata dalla star del porno gay Jeff Stryker.
Il film è stato girato nel leggendario Highland Gardens Motel a Hollywood, ed è l'ultimo film con Luzi Kryner, poco prima della sua morte. Tote Schwule - Lebende Lesben (Froci morti - Lesbiche vive, 2008). Il film, in concorso alla Berlinale 2008 nella sezione Panorama, presenta la visione di una sottocultura governata da donne, che è anche una rivalutazione della storia dell’omosessualità e della sua oppressione. Rosa von Praunheim sarà presente al festival e sabato 29 novembre presenterà al cinema Odeon il suo imperdibile one man show “I am a tomato” dove si racconta attraverso i suoi film, coinvolgendo il pubblico in sala. Nell’ambito del festival avrà luogo anche la selezione e premiazione dei migliori video del concorso VIDEOQUEER 2009, il primo ed unico concorso italiano per corti della durata massima di tre minuti a tematica gay, lesbica e transgender. Nell’ambito del festival QUEER ART presenta Bildmacherin la mostra della fotografa tedesca Anke Merzbach (inaugurazione 24 novembre, ore 20 ex chiesa di San Carlo ai Barnabiti, Via Sant’Agostino).
Anke Merzbach (Salzgitter,1959) si autodefinisce una Bildmacherin, una “creatrice d’immagini” misteriose e affascinanti. Infatti le sue immagini non sono semplici fotografie, anche se il punto di partenza sono fotografie a colori rielaborate digitalmente, con qualche assonanza con la fotografia acquerellata, molto curate nella costruzione, dalla posa ai costumi, dai capelli agli oggetti, come per un set cinematografico. Immagini sospese che rinviano a un "altro mondo", onirico, mitologico e fantastico.
Le donne, con le loro inquietudini enigmatiche, sono il suo tema preferito. La Mostra curata da Libero Musetti è corredata da un ampio catalogo edito da Pacini Fazzi di Lucca, con un testo-intervista all’autrice e una sequenza mozzafiato di immagini – sapiente miscela di scatti fotografici e rivisitazioni digitali - ognuna delle quali racconta un mondo, quasi un intera piéce teatrale racchiusa in un unico scatto: scene di vita vissuta, sognata, frammenti e scorie di sentimento, emergenze di subconscio, paure… tutto questo emerge nelle immagini mai scontate, sempre fortemente emozionanti di questa artista-rivelazione.
Anche quest’anno non può mancare QUEER BOOK, ciclo di incontri e presentazioni nelle principali librerie cittadine, dall’11 novembre al 15 dicembre, a cura di Bruno Casini. Il Florence Queer Festival è organizzato dall’associazione Ireos, Centro servizi autogestito per la comunità queer di Firenze, in collaborazione con Eventi s.r.l. e Arcilesbica Firenze. La Direzione Artistica è di Bruno Casini e Roberta Vannucci, l’organizzazione generale di Silvia Minelli e Fabrizio Ungaro, consulenti al festival Paolo Baldi e Massimo Poccianti.