Da brividi. Da brividi entrare in cella e, senza farsi vedere, ascoltare la storia di Alì. Una luce, una sedia e Alì, che come una scultura anima il proprio spazio. Un uomo che sembra abituato a vivere in qualche metro quadrato, la forza dello sguardo, della voce e quella lingua, l’arabo, che fuoriesce rompendo gli argini, come un fiume in piena. Quel viso e quella voce raccontano una storia di ordinaria clandestinità, la storia di un giovane senza nulla che decide di espatriare, con una speranza, con un normale sogno da ragazzi, partire alla ricerca di un mondo migliore.
L’infanzia è difficile per il giovane berbero al punto di fingersi pazzo per essere lasciato in pace da una famiglia ostile, poi arriva il manicomio come possibile soluzione e la paura lo fa smettere di recitare. Ci mette poco a capire che il sogno e la realtà viaggiano paralleli e che per farli incontrare si deve chinare la testa alla spietata legge di causalità. Decide di partire e di andare in America, passando dall’Italia. Alì inizia il suo viaggio della conoscenza così, alterna il sogno alla realtà, ha un sogno ed è in paradiso, inizia a vivere e si trova nell’inferno.
Non ha strumenti per sopravvivere, si arrangia, sbaglia e va in galera. Ci riprova, pensando di poter dominare il sogno, qualcosa non torna, non ha forza e quello che afferra gli scappa di mano. Sbaglia e torna in carcere. Mimoun El Barouni arriva al Carcere di Volterra e trova il teatro. Diventa un attore della Compagnia della Fortezza e scrive un’autobiografia. Ieri sera, al Teato Studio di Scandicci, la sua storia è stata interpretata da Jamel Bin Salah Soltani. La quarta parete della cella era il pubblico, ce ne siamo accorti quando è finito lo spettacolo, Jamel si è tolto la maschera e quel viso forte, di una potenza assoluta, si è manifestato nella sua più pura realtà: nel candore di un uomo libero. Lo spettacolo va in scena dal 2004, attualmente Mimoun El Barouni è sposato e vive in Finlandia dove fa l’attore.
Lunga vita alla Compagnia della Fortezza e ad Armando Punzo. di Cristina Conticelli