“Lo Statuto del Pd è indubbiamente complesso e induce a vari commenti fuorvianti su vittorie e sconfitte da chi non lo conosce o da chi non gradisce perché preferirebbe un modello tradizionalistico”. Così il senatore Stefano Ceccanti dopo che nella serata di ieri diversi organi di informazione hanno titolato la vittoria di Bersani nella corsa alla segreteria del Partito democratico. “Il voto degli iscritti serviva solo a selezionare i partecipanti al turno decisivo, quello delle primarie.
È stata una partecipazione vitale di circa 450mila iscritti: un dato molto incoraggiante. Tuttavia si tratta pur sempre di una porzione molto ristretta dei potenziali elettori delle primarie, che potrebbe essere pari a un quarto, un quinto o addirittura un sesto di quelli che voteranno il 25 ottobre. La distanza tra i primi due candidati è solo di 80 mila voti, per di più con una concentrazione di più della metà nelle tre principali regioni in cui siamo al governo nel Sud (Calabria, Campania, Puglia), mentre altrove i numeri sono serratissimi.
Non c'è una differenza antropologica né incomunicabilità tra iscritti ed elettori, ma l'idea che si vuol veicolare di una scontata conferma dell'esito è destituita di fondamento, è unam mera proiezione dei desideri sulla realtà. Le caratteristiche sociologiche degli elettori del 25 ottobre sono com'è noto diverse: è una platea segnata da una partecipazione più selettiva e saltuaria, più di opinione e meno di appartenenza, che crescerà anche geograficamente in modo diverso. Una platea in cui Dario Franceschini ha tutte le chances di vincere”, conclude Ceccanti.
I numeri in Toscana Nella nostra regione hanno votato 42.688 iscritti al Pd. Pierluigi Bersani ha totalizzato il 50,07% delle preferenze, mentre l'attuale leader del partito Dario Franceschini il 42,43%. Staccatissimo Ignazio Marino con, solo, il 7,5%. Su scala nazionale invece Bersani si attesta a 255.189 voti (56,13%), Franceschini a 171.041 (36,95%), Marino a 36.674 (7,92%).