Paolo Masi è un protagonista della ricerca artistica fiorentina che, dopo esperienze di pittura informale e astratto-concreta, si è mosso verso una destrutturazione analitica del colore per ricercare una tridimensionalità sulla tela attraverso un uso particolare della griglia geometrica. Nella sua lunga attività che ha attraversato la seconda metà del Novecento si individuano numerose fasi creative. Significativa sul finire degli anni Sessanta una sorta di graficismo programmatico, che lo ricollega, forse, al Costruttivismo russo e alla Bauhaus.
Come importante è stata la partecipazione di Paolo Masi a gruppi di ricerca estetica come il Collettivo F Uno con Lanfranco Baldi e Maurizio Nannucci. Negli anni Settanta la ricerca di Masi coincide con il ritorno alla bidimensionalità attraverso il progetto Rilevamenti esterni – conferme interne (1974 -1976), elaborazione che l’artista sviluppa a partire dal lavoro iniziato nel '74 a New York. I rilevamenti, che rimandano ad un'analisi sottile del contesto urbano, costituiscono un legame tra lavoro materiale e rapporto con la storia, con la propria realtà esistenziale.
Le Tessiture e i cartoni da imballaggio, sui quali interviene modificando (bucando e tagliando) l'originaria struttura, sono la prova della presenza del “gioco inteso come creatività e al contempo come disagio sociale”. Negli anni Ottanta Masi prosegue una ricerca analitica sulla pittura e sul colore, percepito come materialità capace di assorbire o riflettere la luce, per recuperare negli anni '90 un rapporto di identificazione e riscoperta del territorio attraverso gli aspetti storici e geometrico-razionali, che caratterizzano la città di Firenze, come si può notare dall'intervento del 1993, Rullopittura, in cui l’artista pare riallacciarsi alla stratificazione storica e ai segni che essa produce.
Le tele dell'ultima serie Particelle=Immagine sono solcate da vere e proprie costellazioni di forme generate e confermate dalla volontà di attuare un'interazione tra il percorso di creazione delle forme e quello della loro differenziazione all'interno dell'opera stessa. I cartoni quadrati diventano supporti che accolgono bucature e incisioni; i tondi in plexiglas della serie Invaders, frutto della sovrapposizione di più strati di pellicola pittorica, inglobano segni quasi primordiali.
L'inedita installazione dei fili a parete mostra ancora una volta il tentativo dell'artista di creare esperienze percettive che colpiscono l'immaginario del visitatore. Queste brevi note sulla bella mostra, curata da Marco Meneguzzo, inducono a riflettere sull’incapacità di Firenze a raccogliere in un museo opportunamente dedicato, le importanti ricerche che nel secondo Novecento hanno svolto a Firenze artisti di livello e qualità come Paolo Masi. Una città che fabbrica e custodisce il passato, non è stata capace, a dispetto dei proclami degli amministratori pubblici sulla contemporaneità, a trovare uno spazio per testimoniare cinquanta anni di ricerca artistica spesso di grande rilievo. Alessandro Lazzeri