"Avevamo preso un impegno e l'abbiamo mantenuto". Il presidente della Toscana, Claudio Martini, commenta così la modifica allo Statuto e la nuova legge elettorale votata oggi in aula e con cui, a marzo, si voterà per il nuovo consiglio e il nuovo presidente della Regione. "Avremo quattro assessori e dieci consiglieri in meno" spiega, quattordici poltrone tagliate, ma anche meno segreterie e meno uffici. "Complessivamente risparmieremo due milioni e mezzo di euro l'anno – sottolinea Martini - penso che sia un risultato significativo, che si aggiunge ai risparmi che già abbiamo ottenuto riducendo enti, fondazioni e società regionali e che otterremo snellendo e facendo ulteriormente dimagrire la macchina regionale.
Sono soddisfatto. Possiamo presentarci ai toscani in modo credibile". La modifica allo statuto che fissa a 55, contro gli attuali 65, il numero dei consiglieri regionali – 53 consiglieri oltre al presidente della giunta e al primo candidato presidente non eletto - e al massimo a 10 (e non più 14) quelli degli assessori è stata votata da 53 dei 57 consiglieri presenti in aula. "Un consenso vastissimo – dice Martini – che ha anche una sua forza morale e culturale. Sulla legge elettorale la discussione è stata più complessa, ma comunque non cancella il risultato positivo". La Toscana è stata uno delle pochissime Regioni, assieme all'Umbria, ad impegnarsi fino in fondo per la riduzione del numero dei rispettivi amministratori.
La nuova legge elettorale prevede uno sbarramento unico al 4 per cento, tanto per i partiti che correranno da soli quanto per quelli che deci deranno di aderire ad una coalizione. Ma non si tratta di spalancare le porte al bipartitismo. "Sulla base dei risultati alle ultime europee ed amministrative, rimarrebbero in Consiglio regionale almeno 7-10 gruppi" dice lo stesso Martini. Che poi aggiunge: "Ho proposto di aprire da subito, a settembre, un cantiere con tutte le forze politiche della maggioranza di centro sinistra per verificare se esistono le condizioni politiche per una rinnovata alleanza anche nella prossima legislatura". La nuova legge elettorale prevede, tra l'altro, la possibilità di un listino regionale e l’incompatibilità tra le cariche di assessore e consigliere regionale.
(Walter Fortini) Il percorso delle leggi approvate La legge elettorale: alle proposte di legge di modifica della normativa elettorale sono collegate 3 proposte di legge di modifica statutaria per la riduzione del numero dei consiglieri. Nel caso della normativa elettorale si tratta di legge ordinaria che entra in vigore 15 giorni dopo la promulgazione da parte del presidente della Regione e la conseguente pubblicazione. Ma tale legge resterà in ogni caso non attuabile nel caso in cui preveda la riduzione del numero dei consiglieri.
Le modifiche statutarie: la procedura per le modifiche allo Statuto prevede infatti due letture a distanza di almeno due mesi l’una dall’altra. Dopo l’approvazione in seconda lettura, la legge viene pubblicata ma non diventa ancora immediatamente operativa. Lo Statuto prevede infatti la possibilità di un referendum abrogativo richiesto da almeno 40mila cittadini o da un quinto dei consiglieri (13) da indire entro tre mesi dalla pubblicazione della legge. Il semestre “bianco”: nel caso in cui fosse richiesto il referendum, tuttavia, cadendo esso a meno di sei mesi dalle nuove elezioni regionali, la procedura di svolgimento del referendum resterebbe sospesa fino allo svolgimento delle elezioni e quindi tanto la legge di modifica della normativa elettorale quanto quella di modifica statutaria non potranno essere applicate in quella votazione, ma avrebbero eventualmente validità solo per la successiva. Il commento di Marco Carraresi (Udc) "Oggi il consiglio regionale, approvando alcune modifiche alla legge elettorale, ha perso una straordinaria occasione: quella di ripristinare il voto di preferenza, eliminato quattro anni fa grazie ad uno scellerato accordo fra destra e sinistra". "Purtroppo anche alle prossime elezioni gli elettori della Toscana – unica regione a livello nazionale - si troveranno davanti a liste bloccate, con l’elezione in ordine di lista che consegnerà ai vertici dei partiti il potere pressoché assoluto di predeterminare la scelta della classe dirigente. Diversamente da altre occasioni, questa volta l’Udc non si è trovata più da sola a sostenere il diritto dell’elettore di scegliere direttamente i propri rappresentanti, anche se prendiamo atto che, all’interno del Pd e del Pdl, soltanto il consigliere Tognocchi ha votato a favore del nostro emendamento che, se approvato, avrebbe appunto consentito la possibilità del voto di preferenza". "Ovviamente non riteniamo definitivamente conclusa la nostra battaglia per garantire questa fondamentale libertà di scelta, e riproporremo, in tutte le sedi - istituzionali e non - iniziative concrete affinché gli elettori toscani, il prossimo anno, si vedano riconosciuto il diritto di cui godono ancora tutti gli altri cittadini italiani". Il commento di Roberto Benedetti (An-Pdl) "Potevamo fare di più, stabilendo soglie di sbarramento più alte o un numero di consiglieri inferiore, ma tutto sommato il nostro giudizio sulla legge elettorale così come esce con le modifiche approvate oggi in Consiglio è positivo, anche perché una legge elettorale deve essere un lavoro di sintesi".
"I pregi della legge elettorale appena approvata sono diversi. In primis – spiega Benedetti – abbiamo ottenuto la riduzione dei consiglieri, che rappresentava un obiettivo simbolico da conseguire. E, siccome tutto si tiene ed è correlato, abbiamo ottenuto di raggiungerla contestualmente al cambiamento della legge elettorale. Il tutto senza doverne fare una nuova, bensì lavorando a modificare quella precedente, di cui abbiamo sempre sostenuto la validità di impianto, secondo la nostra proposta originaria.
Infine si è data anche, come auspicavamo, una linea di indirizzo in senso più segnatamente bipolare, contribuendo a ridurre la frammentazione". Soddisfazione, quindi, con una considerazione a corollario: "In tutto questo lavoro di sintesi – conclude il capogruppo regionale di An-Pdl – la scelta finale rimane agli elettori che, a parità di legge elettorale, possono determinare risultati differenti, come si è visto a livello nazionale con le elezioni del 2006 e del 2008. Noi, nello specifico, speriamo che gli elettori toscani nel 2010 utilizzeranno questa legge per portarci alla vittoria". Gli altri commenti L’Aula ha inoltre respinto la proposta di legge di Marco Montemagni (gruppo Misto), che prevedeva tra l’altro la riduzione a 51 consiglieri regionali (50 più il presidente della Giunta eletto); la soglia di sbarramento per gruppi di liste collegate ad ogni singolo candidato presidente che non abbia ottenuto il 3%; collegi uninominali; garanzia di rappresentanza per ciascuna provincia.
“Questa proposta aveva l’obiettivo di ricostruire un forte rapporto tra eletti e territorio”, ha spiegato il consigliere. Tornando alla legge approvata, questo il giudizio finale di Marco Montemagni (gruppo Misto), secondo il quale adesso “è necessario aprire una discussione nella società civile”. “E’ una pericolosa legge bipartitica, con consiglieri che saranno nominati dalle segreterie dei partiti. Una legge che introduce, accanto al premio di maggioranza, un surrettizio premio di minoranza.
Un esempio negativo anche per altre Regioni”. “La Toscana sarà l’unica Regione a prevedere liste bloccate nella propria legge elettorale. Un fatto che umilia la democrazia” ha aggiunto Giuseppe Del Carlo (Udc), secondo il quale uno sbarramento al 3% poteva rappresentare un “giusto punto di equilibrio”. “Ci auguriamo che ci siano iniziative nella società civile – ha aggiunto – E respingiamo con forza l’accusa di chi sostiene che sarebbero in funzione di un ritorno a 65 consiglieri: il nostro gruppo ha proposto un’assemblea con 50 consiglieri”. “E’ una legge brutta e difficilmente gestibile, bipolare e bipartitica – ha affermato Luca Ciabatti (Rc) – Una legge che rinvia ad accordi laterali tra i partiti, con il listino che sarà arma di ricatto verso le forze politiche minori”.
Secondo Ciabatti vengono “messi in discussione principi fondamentali della democrazia”, creando “aberrazioni”: “una coalizione con il 5% dei voti potrebbe ottenere il 35% dei consiglieri, mentre un’altra con il 10% potrebbe non ottenerne neppure uno se le sue forze componenti non raggiungono il 4% di sbarramento”. “E’ il frutto della decadenza culturale del maggior partito di maggioranza, che ha introdotto lo stratagemma dello sbarramento per eliminare componenti fondamentali della sua coalizione” ha dichiarato Eduardo Bruno (Comunisti italiani).
A suo parere si “apre la strada ad una forma di presidenzialismo, con un solo uomo al comando”. “E’ una strada che non porterà a nulla – ha concluso – E’ un’autostrada costruita per la destra”. “La sinistra del futuro deve mettere in campo un pensiero nuovo, ispirato dal socialismo laico e liberale, per rilanciare un’alleanza che non può prescindere dal Partito democratico” ha replicato Pieraldo Ciucchi (Ps). “Ho sentito molto conservatorismo ideologico – ha aggiunto – Ci attendono nuove responsabilità, che non possiamo affrontare con la testa rivolta al passato”. “E’ un errore catastrofico, che apre una ferita difficilmente rimarginabile” ha affermato Fabio Roggiolani (Verdi), chiedendosi se in Toscana sia davvero mai esistito un problema di frammentazione all’interno della coalizione di maggioranza.
“Ho sempre ammirato l’indipendenza socialista e la sua difesa di un’identità politica – ha detto ancora – Rivendico il diritto alla nostra ‘biodiversità politica’ ed a spazi di democrazia. Sinistra e libertà è nata proprio per questo”. “Sarà il congresso di Sinistra e libertà a chiarire se tutti abbiamo pensato davvero allo stesso progetto - ha replicato Giancarlo Tei (Ps) – I socialisti hanno sempre lavorato per costruire nel paese un soggetto riformista, ispirato alla politica del fare, capace di rivolgersi alla società nel suo complesso, agli imprenditori come ai lavoratori.
Ci sono differenze che possono essere colmate, ma non possono essere taciute”. (dp/ps)