Appuntamento per metà pomeriggio. Già, perché è per l'ora del thé che, minuto più minuto meno, cominceranno ad esser scrutinate le schede di colore azzurro. Quelle che dovranno indicare il nome del prossimo inquilino di Palazzo Vecchio, ovvero i due candidati che si sfideranno il 21 giugno (altra giornata 'calda' dal punto di vista elettorale, con amministrative affiancate ai quesiti referendari).
Eppure già questo fine settimana i fiorentini sono stati chiamati non soltanto ad esprimersi sul nome per il dopo-Domenici ma anche a ridisegnare i rapporti di forza che intercorrono fra le differenti coalizioni e, all'interno di queste, fra i singoli partiti.
L'attenzione maggiore, ovvio, è rivolta alla sfida fra l'enfant prodige del centrosinistra gigliato, Matteo Renzi, e l'ex portiere di calcio, Giovanni Galli.
Con buona pace degli altri candidati. Riuscirà Renzi ad aggiudicarsi punto e partita in un sol colpo? L'uomo voluto da Berlusconi avrà la sua vittoria di Pirro (leggi ballottaggio) o potrà concorrere davvero al ruolo di primo cittadino?
Cambiare tutto, per non cambiare nulla... forse
Numeri alla mano il Pd c'ha rimesso una decina di punti.
Era al 48,7% nelle elezioni per la Camera dodici mesi fa, si è fermato al 39,4% a queste europee.
E' singolare, ma proprio questo dato potrebbe rivelarsi un punto di forza per Matteo Renzi, il candidato della maggioranza uscente.
Perché? Semplice: un Idv capace di registrare anche alle amministrative cittadine la buona performance delle europee porterebbe la coalizione a sostegno di Renzi intorno al 46%.
Per il presidente della Provincia uscente sarebbero così sufficienti una manciata di punti per chiudere i giochi.
Ecco quindi che il peso specifico di Comunisti Fiorentini, Sinistra per Firenze, “Lista Renzi” e “Facce nuove a Palazzo Vecchio”, quest'ultime due fortemente volute da Renzi, inizierebbe davvero a farsi sentire.
Per farla breve: il Pd da solo non è più capace di imporsi neppure nella rossa Toscana e quindi nella formazione della giunta e negli incarichi da conferire dovrebbe accampare minori pretese (ergo ci sarebbe più spazio per gli altri).
Una vittoria di Pirro?
Mettiamo che sia ballottaggio Renzi-Galli, il candidato del centrodestra ha reali possibilità di vittoria al secondo turno?
Difficile, per più motivi.
1) L'elettorato del centrodestra tende sempre a perdersi per strada.
2) Non è sufficiente, al secondo turno, contare sugli stessi voti racimolati al primo.
Occorre fare di più, magari portando dalla propria parte i centristi (Carraresi e Razzanelli), la destra (Poggi) e poi sperare in una disaffezione dell'elettorato del centrosinistra.
3) Vuoi mettere che prima di consegnare la città alle destre, refrain che sicuramente sarà tirato fuori in caso di ballottaggio, ci sarà una travaso di voti dalla sinistra a Renzi?
Carraresi vs Razzanelli
Checché se ne dica c'è curiosità sul duello a distanza fra l'uomo dell'Udc, Marco Carraresi, e l'ex uomo dell'Udc, Mario Razzanelli.
Chi dei due si aggiudicherà il maggior numero dei voti?
Ma, soprattutto, una candidatura unica cosa avrebbe potuto produrre?
Spini vs De Zordo
L'ucronia è un esercizio di stile, la storia fatta con i “se” ed i “ma”.
Se Spini e De Zordo avessero unito le forze dove sarebbero arrivati? Bel dubbio. In politica due più due non sempre fa quattro. Però nel 2004 in un comune dell'hinterland fiorentino il candidato del Prc appoggiato da Sdi, Verdi, Idv e una lista civica di centro riuscì a scavalcare il candidato del centrodestra e sfidare Ds, Margherita e Comunisti italiani per la poltrona di sindaco in un ballottaggio davvero tirato.
Stefano Romagnoli