Firenze– Le banche del sangue cordonale in Toscana hanno raggiunto buoni livelli, ma spazi inadeguati e carenza di personale dedicato ne limitano l’attività. Lo hanno evidenziato il professor Fabrizio Scatena, direttore di immunologia dell’Azienda ospedaliera universitaria pisana, e Riccardo Saccardi, responsabile di ematologia dell’Azienda universitaria ospedaliera di Careggi, nel corso di un’audizione promossa dalla commissione Sanità del Consiglio regionale, nel quadro dell’indagine conoscitiva sui punti nascita.
L’audizione è stata presieduta da Anna Maria Celesti, vicepresidente della commissione Sanità e dalla consigliera Alessia Petraglia.
“La donazione del cordone ombelicale è importante non solo in sé, ma come espressione di una cultura più complessiva della donazione, che inizia con la nascita e deve accompagnarci nel corso di tutta la vita - ha dichiarato Anna Maria Celesti – Per questo è necessario non solo rimuovere le criticità, ma promuovere campagne di informazione precise e mirate, coinvolgendo tutte le associazioni che si dedicano a questi problemi”.
“Il servizio pubblico ha una funzione essenziale nel diffondere la cultura della donazione – ha osservato Alessia Petraglia – ma deve avere operatori motivati e formati in questo specifico settore”.
Nel corso dell’audizione il professor Scatena ha ricordato che la banca pisana ha cominciato a muovere i primi passi nel 2004, ma a fine 2008 poteva già contare su 826 cordoni congelati e pronti per essere ceduti. “Siamo una delle poche realtà italiane – ha osservato - che assicurano tutto il percorso assistenziale all’interno delle proprie strutture. Il personale, però, è chiamato a svolgere anche altre funzioni”. La banca toscana di sangue placentare di Firenze può contare su sedici centri di raccolta nei vari punti nascita degli ospedali toscani e due in Umbria.
Nel 2008 sono state raccolte 1062 unità e ne sono state cedute cinque a centri italiani e dieci a centri stranieri. ”La nostra banca ha un indice di rilascio del 6,6%, pari al doppio della media italiana – ha osservato Saccardi – L’indice, che esprime la percentuale di cordoni ceduti per trapianto sul totale di quelli disponibili, è il più importante indicatore di qualità. Gli spazi del laboratorio sono però troppo limitati, come ha rilevato anche un’ispezione del Centro nazionale trapianti.
La necessità di garantire il servizio 24 ore su 24, come previsto da recente accordo Stato-Regioni, rende, inoltre, necessario altro personale”. Il sangue della circolazione placentare, raccolto al momento della nascita, contiene cellule staminali particolarmente adatte al trapianto di midollo osseo, che viene utilizzato nel trattamento di molte malattie tumorali, (leucemie, linfomi) ed ereditarie (talassemie). La donazione del cordone ombelicale trova ancora molte resistenze, anche di carattere culturale.
Da qui la necessità di un’adeguata campagna di informazione, sulla quale si è soffermata Stefania Rodella, dell’Agenzia regionale di sanità, che ha sottolineato anche la necessità di specifiche iniziative di formazione rivolte alle ostetriche. (dp)