di Francesca Calonaci
Firenze - Oggi le chiavi dell'Officina ferroviaria grande riparazione di Firenze Porta al Prato vengono consegnate al Vicesindaco della città, rispettando quanto citato più volte nelle assemblee che precedevano le lotte del dopoguerra contro la chiusura dell'impianto: «L'ultimo operario di Porta al Prato consegnerà la chiave dell'officina alla città per farne un uso che sia di utilità per Firenze». La prima officina ferroviaria d'Italia, con una storia di oltre un secolo in cui si è distinta per qualità e quantità di produzioni, viene consegnata alla città e sarà la sede del nuovo Polo Musicale di Firenze.
Il comitato promotore dell'officina manifesta il proprio interesse per il futuro della città, e con un gesto simbolico realizza quanto auspicato dai gruppi armati partigiani. In memoria del costante impegno dei lavoratori che dal dopoguerra ad oggi si sono battuti perchè le officine non venissero chiuse oggi sono state consegnate le chiavi della struttura al Vicesindaco Giuseppe Matulli. «Sono contento quest'oggi di poter festeggiare quanto auspicato circa un anno fa - afferma l'assessore regionale ai trasporti ed infrastrutture, Riccardo Conti -.
La consegna delle chiavi per il nuovo polo musicale è una nota positiva per lo sviluppo della città e di tutta quest'area senza dubbio importante per Firenze. La zona in cui ci troviamo ricopre un ruolo strategico centrale nello sviluppo del trasporto intermodale metropolitano. Siamo a due passi dalla nuova stazione di collegamento con Empoli, di fronte alla nuova fermata della tramvia, a pochi passi dal centro. Una struttura come quella del Polo della musica - conclude Conti - in quest'area qualifica maggiormente il lavoro ed i progetti per cui stiamo da anni lavorando.» «L’evento di oggi rappresenta la cerniera tra un lungo passato di lavoro altamente qualificato, di preoccupazioni e lotte, e una prospettiva futura di grandi significati - Così il vicesindaco di Firenze Giuseppe Matulli, al momento della consegna delle chiavi-.
E’ anche un fatto culturale ed economico. L’ingegneria ferroviaria vanta infatti a Firenze una grande tradizione sia per la progettazione che per la manutenzione, che ha reso la nostra città sede ideale per l’Agenzia per la sicurezza ferroviaria. E ancora un fatto sociale, per le ininterrotte lotte dei lavoratori ferroviari fiorentini per non perdere un così importante e qualificato luogo di produzione di beni e servizi. Luogo di produzione che fu difeso anche nella lotta partigiana. La consegna delle chiavi di Porta a Prato alla città quindi va inserito in una prospettiva di qualificazione territoriale, grazie alle officine dell’Osmannoro; culturale, gr azie al nuovo teatro del Maggio, e sociale, per la tutela di due realtà importanti per Firenze: i lavoratori delle officine e quelli del Maggio Musicale Fiorentino.» Donato Carillo intervenuto in rappresentanza del Gruppo Ferrovie dello Stato, ha ricordato che: “il Gruppo Ferrovie dello Stato decidendo di cedere questo importante e storico elemento del proprio patrimonio alla città di Firenze, sa di aver compiuto un atto che segna un passaggio chiave nella storia industriale e culturale della città.
Si chiude oggi un capitolo che ha visto coinvolta la città e le sue migliori forze produttive, insieme a intere generazioni di ingegneri, tecnici e operai e subito, senza soluzione di continuità, se ne apre un altro che vede ancora la città del giglio giocare un ruolo significativo nelle strategie di potenziamento del sistema ferroviario toscano e italiano. Cambiano soltanto gli scenari, mentre l’area della ex officina si integrerà al tessuto urbanistico e culturale di Firenze, il Gruppo Ferrovie dello Stato continuerà a svolgere le attività di manutenzione ciclica delle carrozze nelle officine di Osmannoro, dove si sta già svolgendo anche la manutenzione dei treni regionali.
Così il centro di Osmannoro diventa un impianto di assoluta eccellenza, all’avanguardia nella manutenzione del materiale rotabile.” Le lunghe lotte, durate fino a tutto il 1992, hanno avuto come risultato il trasferimento delle officine nel nuovo polo dell'Osmannoro, in zona Casina Rossa, con il mantenimento degli attuali posti di lavoro ma una diversificazione nella produzione. Il nuovo centro, infatti, ha una dotazione polifunzionale, in cui si può fare manutenzione ciclica e corrente a treni completi, e non più delle singole carrozze.
Oggi quindi i lavoratori sono impegnati in una produzione standardizzata che realizza la “medie distanze” utilizzate per il trasporto regionale. Da segnalare inoltre che nella giornata di oggi si incontrano il futuro della musica a Firenze - i giovani allievi dell'accademia musicale di Firenze a cui verrà consegnata una medaglia in ricordo al loro primo concerto nella futura sede del Polo - con la storia delle Officine, in una mostra fotografica sul bombardamento delle strutture della Leopolda allestita temporaneamente per l'occasione.
La storia della stazione Leopolda, e con essa delle Officine al suo fianco, risale al 1841, quando dopo avere ottenuto la concessione governativa iniziarono i lavori per collegare Firenze con una ferrovia verso Livorno (quando era già attiva la linea Livorno - Pisa, la prima della Toscana).
A Firenze fu prevista una stazione a capolinea, appena fuori dalle mura, vicino a Porta al Prato, che fu ralizzata dall'architetto Enrico Presenti su incarico del Granduca Leopoldo II. I lavori procedettero un po' a rilento e nel 1848 si era già iniziato a costruire una seconda stazione per la linea verso Pistoia e Lucca più centrale, a ridosso di Santa Maria Novella, che venne dedicata alla moglie del Granduca Maria Antonia di Borbone-Due Sicilie (la futura Santa Maria Novella). Il 3 febbraio la Stazione Maria Antonia veniva inaugurata, mentre per la Stazione Leopolda (dedicata al Granduca) si dovette aspettare fino al 12 giugno.
Con il tempo la stazione più centrale, l'attuale Santa Maria Novella, registrava una crescita costante di passeggeri e si decise di dirottarvi tutte le linee regionali e nazionali, prima del la chiusura della stazione Leopolda, avvenuta già nel 1860.
Iniziò così la questione di come riutilizzare l'edificio.
Nel 1861 i locali vennero usati per ospitare la prima Esposizione Nazionale, inaugurata da Re Vittorio Emanuele II, a cui parteciparono più di seimila espositori nei più disparati campi delle arti, delle scienze e delle industrie italiane, e che fu visitata da circa trentamila persone. Fu una delle prime occasione nelle quali vennero esposti quadri della nascente scuola dei macchiaioli, ma il risultato fu deludente.
Nel periodo di Firenze capitale (1865-1871) vi fu ospitata la Direzione Generale delle Gabelle e della Dogana.
Fu in quel momento che la stazione, oltre agli uffici, cominciò ad ospitare anche un'officina per la manutenzione dei treni, usando in piccola parte i vecchi binari ferroviari. Dal 1905 l'officina venne potenziata ed ampliata. Durante la I° guerra mondiale fu sede di un laboratorio di industria pesante per la produzione di proiettili, mentre nel II° conflitto mondiale gli stabilimenti furono riconvertiti alla esclusiva riparazione di locomotive a vapore. Durante l'occupazione nazista i partigiani compirono sabotaggi e imboscamenti di materie prime, almeno fino al bombardamento del 2 maggio 1944 che distrusse le officine.
«Quella mattina i lavoratori dell'Officina materiale Rotabile di Firenze Porta al Prato, erano intenti ai compiti che si erano prefissati per salvare gli impianti in accordo con il movimento clandestino della Resistenza. L'iniquità di questo bombardamento sorprese amaramente questi uomini che lottavano per riscattare l'onore degli italiani. La delusione per l'onta subita non fiaccò il loro spirito, prova ne fu la partecipazione fortemente attiva di queste maestranze alle azioni partigiane ed alla ricostruzione dell'impianto.» Così un operaio allora militante del Movimento clandestino per la Resistenza r acconta quelle vicende.
Dal dopoguerra l'edificio ha subito altre modifiche e sottrazioni; il grande locale al centro dell'edificio è stato usato fino al 1993 come deposito ferroviario, mentre l'officina si è distinta per essere all'avanguardia nel settore delle riparazioni e le maestranze si sono costantemente impegnate per far sì che la produzione fosse sempre, per qualità e quantità, a vantaggio delle scelte aziendali, anche nel momento del trasferimento della struttura.
Oggi, l'ultimo operario di Porta al Prato consegna la chiave dell'officina al sindaco per farne un uso che sia di utilità alla cittadinanza di Firenze, e la prima officina ferroviaria d'Italia si propone come la sede del nuovo Polo Musicale di Firenze.