Jan 69: immagini inedite di un sacrificio che segnò la storia

Redazione Nove da Firenze
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19 gennaio 2009 23:54
Jan 69: immagini inedite di un sacrificio che segnò la storia

Firenze, 19 gennaio 2009– Le immagini inedite del martirio di Jan Palach, nel giorno del quarantesimo anniversario della morte del giovane studente ceco, sono state presentate questa mattina nell’Auditorium del Consiglio regionale della Toscana. L’Assemblea toscana è tra le prime istituzioni in Italia a mostrare il filmato «Jan 69»: l’agonia del giovane che a vent’anni decise di sacrificare la propria vita come supremo atto di rifiuto della dittatura imposta dai carri armati sovietici, appiccandosi il fuoco in piazza San Venceslao, ed i funerali, con una partecipazione straordinaria di un popolo silenzioso e dolente, che riempì le vie di Praga, sfidando l’oppressione del regime.
Sono state due classi dell’Istituto tecnico “Leonardo da Vinci” di Firenze a veder scorrere, in assoluto silenzio, i 7 minuti e 49 secondi del filmato che fu girato, sfidando la censura, da Stanislav Milota con i produttori Yaromìr Kallista e Vlastimil Harnach, fu nascosto per anni dal vecchio direttore degli studi nazionali del cinema cecoslovacco, Myrtil Frìda, che lo salvò dalla distruzione, e ritrovato per caso negli archivi degli studi solo nel 2002.

Di seguito, è stato riproposto “Ticho”, filmato nel quale si vede il volto di Jan Palach martoriato dalle fiamme nel letto d’ospedale dove lo studente morirà il 19 gennaio 1969, dopo tre giorni di agonia; e poi la veglia fuori dall’ospedale, le esequie. “Quella di Jan Palach è una figura che dobbiamo riscoprire − ha detto il presidente del Consiglio regionale, Riccardo Nencini, rivolto agli studenti −. La decisione del suicidio non arrivò all’improvviso, fu presa nel momento più avanzato della protesta contro la repressione sovietica e fu poi seguita da altri giovani“.

Nencini ha citato il poeta Mario Luzi: “La libertà è una palestra nella quale bisogna andare ogni giorno, altrimenti deperisce”.
Il Consiglio regionale ha proposto l’iniziativa in collaborazione con il consolato della Repubblica ceca, alla presenza di Giovanna Dani Del Bianco, console onorario della Repubblica Ceca per la Toscana. Il cronista Piero Benetazzo, corrispondente dell’Ansa da Praga in quegli anni, ha raccontato le giornate storiche che segnarono il dramma di un popolo, dalla Primavera di Praga alla terribile “normalizzazione”.

Massimo Tria, docente di letteratura Ceca alle Università di Pisa e Firenze ha illustrato, in sintesi per gli studenti, il quadro storico e culturale nel quale nacque il gesto estremo di Jan Palach, studente di Economia politica e Storia alla facoltà di Lettere dell’Università di Praga. Dal consigliere regionale Severino Saccardi, l’invito rivolto ai giovani presenti, “ad avere la pazienza di studiare la storia e conoscere gli accadimenti del secolo breve, il Novecento”, l’esortazione a non dimenticare che “situazione come quella di Praga nel ’68 se ne vivono tantissime oggi nel mondo”, e la lettura del video «Jan 69» come un passo “verso la ricomposizione di una unica identità europea, plurale, ma comune”.
Le immagini di «Jan 69» sono state mostrate per la prima volta in Italia, venerdì scorso, 16 gennaio, a Roma, nella rassegna dedicata alla produzione cinematografica cecoslovacca di quegli anni.
«Quaranta anni fa si concludeva l’agonia di Jan Palach, simbolo della Libertà e dell’Indipendenza Nazionale Ceca».

«Le immagini dei filmati “Jan 69” e “Ticho”, proiettate stamani nell’Auditorium del Consiglio Regionale, che lo ritraggono nelle sue ultime ore di vita nel letto d’ospedale e quelle dei funerali – Suoi e di una grande speranza, “la primavera di Praga” – sono state sconvolgenti e, al tempo stesso, struggenti». «Una fotografia drammatica di una realtà drammatica. Quella di un Popolo – quello Ceco (allora Cecoslovacco) – represso nelle sue istanze di riforme e libertà dall’ennesima aggressione armata del comunismo sovietico e dei suoi alleati del patto di Varsavia, concretizzatasi solo quattro mesi prima.

Come a Potznan, come a Budapest, come a Berlino Est, nel silenzio assordante di un Occidente che si andava proprio allora avvitando sulle contestazioni sessantottine, succube delle scellerate conseguenze del patto di Yalta». «Come non ricordare, dinanzi a quelle immagini, che proprio a Firenze si svolse uno straordinario corteo, animato da centinaia di fiaccole e preceduto da due giovanissime che recavano la bandiera cecoslovacca listata a lutto, che dal Piazzale degli Uffizi arrivò in Piazza dell’Unità d’Italia, per deporre dinanzi al monumento ai caduti una corona di fiori in omaggio al sacrificio del giovanissimo studente immolatosi, a poco più di vent’anni, per tentare di ridestare dal torpore e dalla paura la Sua gente?» «Quaranta anni sono trascorsi.

Il patto di Varsavia, la cortina di ferro, il muro di Berlino non ci sono più. Sono miseramente crollati. Grazie anche a quella “torcia ardente”, a quella “fiaccola di libertà e di speranza” che, scegliendo la via del sacrificio estremo, ebbe il coraggio di ammonire a non seguirlo nel suo gesto ma a coglierne il richiamo più profondo e più alto».

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