Firenze 2 Dicembre 2008- I crematori fumano incessantemente, i treni arrivano di continuo e scaricano ogni giorno masse di deportati davanti alla baracca dell'orchestra. Il campo di Auschwitz-Birkenau è l'unico ad avere un gruppo musicale femminile, quarantasette donne con la medesima angoscia degli altri detenuti, che hanno però lo strano privilegio di poter riporre una fragilissima speranza di salvezza nella mansione "ricreativa" che è stata loro affidata. Fania, cantante professionista francese di origini ebraiche, ha un ruolo fondamentale all'interno del gruppo: conosce la musica e può orchestrare i brani, ma saranno la tenace determinazione alla sopravvivenza e i continui sforzi per non smarrire la propria umanità che la faranno uscire dal campo ancora in vita, insieme a molte delle compagne.
In quel terribile anno del 1944 Fania assiste al repentino spegnersi di ogni senso di solidarietà e compassione tra le altre detenute, al loro chiudersi in drammatici egoismi dettati da scontri di razza, classe e religione, ma soprattutto da fragilità e disperazione umane. Dal libro, pubblicato per la prima volta in Italia da Vallecchi nel 1978 e in seconda edizione nel 1981, sono stati tratti il film Playing for time, sceneggiato da Arthur Miller e due adattamenti teatrali che la compagnia Alma Rosé ha in cartellone da qualche anno.
Il loro successo è un'ulteriore prova della forza documentaria di questo testo sconvolgente, a tratti ironico, scritto con un linguaggio sorprendentemente attuale.
Fania Goldstein, in arte Fénelon (Parigi, 1908-1983), pianista e cantante di cabaret, fu incarcerata e deportata ad Auschwitz per i suoi contatti con la Resistenza francese e le sue origini ebraiche.