1 kg di fagioli cannellini freschi
2 spicchi d'aglio
salvia
30 gr d'olio d'oliva extravergine
1/2 L di brodo
6 grandi fette di pane raffermo toscano
sale, pepe
Non c’è un momento più intimo e piacevole di quello di ritrovarsi intorno a un tavolo con una collinetta di fagioli freschi da sgranare davanti e parlare delle proprie cose. Di solito ci si trova tra donne in questa situazione ed è proprio lì che vengono affrontati i grandi discorsi della vita: si pianificano matrimoni, divorzi, la prossima cena di Natale; si ride, si ricorda e si riflette.
Naturalmente la collinetta sarà di fagioli cannellini.
Per quanto io stessa stenti a crederci, il fagiolo borlotto non è poi così tipicamente fiorentino come il cannellino, quindi nella zuppa lombarda non deve proprio caderci, neanche per sbaglio.
La si chiama lombarda questa zuppa, ma in realtà sarebbe ‘per i lombardi’. La sua storia è legata alla costruzione della ferrovia faentina. I minatori che scavavano nei pressi di Firenze, finivano molto tardi il loro turno di lavoro e spesso non trovavano trattorie aperte. Allora si pensò bene di fornirli un pasto caldo, veloce da fare, pronto a tutte le ore e soprattutto molto economico.
Cosa poteva esserci di meglio di una zuppa fatta di fette di pane toscano raffermo, ma arrostito sulla gratella, insaporito con dell’aglio, messo in una scodella, salato, pepato, un giro d’olio d’oliva buono e due bei romaioli di cannellini e del loro brodo.
Mi raccomando la cottura dei fagioli: lessateli in acqua leggermente salata con salvia, aglio, sale e pepe finché saranno al dente.
Alla fine poi se si riuscisse a bagnarsi la bocca con un bel gotto di Chianti, sarebbe davvero la chiosa perfetta per questo piatto così semplice, ma come al solito pieno di storia.
Vanessa Bof