Domani, mercoledì 21 maggio dalle 9.30, si svolge in Sala Luca Giordano il convegno: “L’orizzonte globale dello sviluppo locale. Sfide e opportunità degli investimenti esteri per il territorio fiorentino”. Il Vice presidente della Provincia Andrea Barducci ha relazionato, in Consiglio provinciale, sugli scopi dell’appuntamento. “Questo è un tema che abbiamo già affrontato. Siamo partiti nel 2005 con una ricerca affidata all’IRPET e che ha lavorato sulla delocalizzazione produttiva: da problema ad opportunità.
Su questa ricerca curata dall’IRPET abbiamo svolto un primo convegno. Il convegno di mercoledì ha lo scopo di rendere pubblico e discutere intorno ai risultati di questa nuova ricerca, che si è svolta sempre nell’ambito del nostro territorio provinciale è a cura della London School of Economics and Political science, istituzione prestigiosa che, a livello internazionale, lavora sui temi dello sviluppo economico. L’oggetto specifico della ricerca – ha aggiunto il Vice Presidente Barducci – sono stati gli investimenti diretti esteri nel contesto della Provincia di Firenze ed il fenomeno è stato analizzato intervistando sia un gruppo di imprese multinazionali presenti sul territorio, esattamente 14, sia attori istituzionali e altri testimoni qualificati, 21 per l’esattezza, coinvolti a vario titolo nel governo del territorio, nelle politiche di sviluppo e del lavoro, nella ricerca e nel sistema dell’internazionalizzazione”.
Bevilacqua (FI) ringraziando Barducci ha sottolineato che l’appuntamento è: “Sicuramente è un’opportunità per l’Amministrazione provinciale per comprendere meglio i legami del proprio territorio e questi con i rapporti internazionali. In Irlanda o nel Regno Unito le imprese incontrano molti meno problemi e ostacoli rispetto a quelli che incontrano non tanto in Toscana, ma tanto più sul territorio nazionale. Mi auguro che con questo convegno si vada anche a centrare e a focalizzare l’importanza di avere una burocrazia meno pressante nei confronti delle imprese e una presenza meno forte del pubblico nei confronti del privato”.
Calò (PRC) si è soffermato: “Sulla responsabilità sociale dell’impresa di fronte agli effetti devastanti della globalizzazione. Non ci può essere sviluppo senza che venga realizzato il lavoro e senza che in questo contesto: valore e sapere siano veramente agganciati ad un tema che mi sembra sia all’ordine dell’agenda politica. Non c’è solamente l’argomento dell’impoverimento del paese, del pianeta, ma c’è anche il tema dell’aumento dell’impoverimento sociale e dentro questo c’è il tema del lavoro, dello sfruttamento, della precarietà, perché il tema della precarietà non può essere un tema a se stante”.
“Politiche attive per lo sviluppo del territorio: attrazione di investimenti esteri ed interni per lo sviluppo economico e coesione sociale”: è il titolo della ricerca commissionata dalla Provincia di Firenze all’Economic and Social Cohesion Laboratory (ESOC-Lab) della London School of Economics and Political Science (LSE), e presentata mercoledì 21 maggio, nell’ambito delle iniziative del Genio Fiorentino 2008.
La ricerca realizzata tra settembre 2006 e dicembre 2007 è stata coordinata dal professor Robert Leonardi - direttore dell’Economic and Social Cohesion Laboratoty - e dal dottor Davide Calenda, membro di ESOC-Lab e assegnista presso il Dipartimento di Scienza della Politica e Sociologia di Firenze. L’indagine, che si presenta come naturale continuazione dello studio del fenomeno dell’internazionalizzazione che insiste sul territorio fiorentino, su cui la Provincia di Firenze, insieme alla Regione Toscana, ha indirizzato la sua attenzione negli ultimi anni, ha ad oggetto gli investimenti diretti esteri nella provincia di Firenze e ha messo in luce i punti di debolezza e di forza del territorio e del sistema istituzionale rispetto alla capacità di attrarre investimenti produttivi per lo sviluppo locale.
Tra le criticità spiccano quelle afferenti alla rete infrastrutturale, ad alcuni aspetti legati alle capacità di accoglienza e l’offerta formativa. Oggi, ad esempio, più che dieci anni fa, le difficoltà legate alle reti e ai nodi di trasporto e comunicazione, incidono molto sulla performance delle aziende. Emerge con forza il problema della seconda mobilità, non solo riguardo ai lavoratori - alcune aziende fanno fatica a conciliare i tempi della mobilità con i tempi del ciclo produttivo - ma anche a livello del top management, dove l'effetto tipico della IMN (imprese multinazionali) è quello di incrementare i collegamenti e le relazioni tra le aziende del gruppo sparse nel mondo.
Le osservazioni più critiche si concentrano comunque sullo stato e la funzionalità del nodo aeroportuale. Questo risulta inadeguato per dimensioni, fatto che genera problemi non trascurabili per il trasporto merci, e per future scelte aziendali; l’offerta aeroportuale è in generale considerata scarsa per quanto riguarda orari, tratte, collegamenti interni e con i principali scali. Quest'ultimo aspetto rende difficile la programmazione delle relazioni di business nazionali ed internazionali.