Assieme ai brani originali del musicista fiorentino, cui si devono anche gli arrangiamenti, il nuovo CD di Franco Baggiani è dedicato alla lezione della scuola jazz della Chicago anni sessanta, in particolare Lester Bowie, trombettista e suonatore di flicorno tra i più importanti degli ultimi trent'anni, voce originale, capace di mescolare la tradizione con l'avanguardia. Bowie fu una delle colonne dell'Art Ensemble of Chicago, del quale fu membro e fondatore; e di questa band, forse la più dichiaratamente provocatoria e rivoluzionaria emersa nel jazz dagli anni sessanta ad oggi, Bowie incarnava l'anima più vulcanica e incisiva, che prevediligeva l'improvvisazione di tutti gli strumenti secondo l'estro del momento.
L'album di Baggiani prova a mette insieme con successo collettivo arie classiche, blues, melodismo, ora scanzonato ora lirico, ricerca, parossismi sassofonistici.
Non appena si sia presa confidenza con il materiale -che non è affatto di difficile assimilazione- si scopre come l'album inanelli episodi di grande bellezza, che mettono in risalto la ricerca timbrica nell'improvvisazione del quintetto.
L’intero album è nato per rivivere un’esperienza di musica libera e per questo è frutto di un’unica session improvvisata in studio, con la partitura per quintetto tipica del free storico, nella frammentazione e irregolarità del ritmo e della metrica, nella atonalità che può arrivare fino al rumorismo, nell'assorbimento di tradizioni musicali altre.
I musicisti si divertono, scherzano e mostrano la propria esperienza maturata in anni di carriera. Il suono chiaro, tagliente ed incisivo, continuamente frammentato da stacchi imprevisti, borbottii, esprime una forza energica che parla di free jazz, rhythm and blues, stile New Orleans, e persino melodia italiana, magari riproposta con sarcasmo e rispetto, con un gusto del grottesco, delle sonorità iperboliche e sopra le righe. I musicisti eseguono variazioni sugli schizzi compositivi suggeriti da Baggiani, trasformandosi in esploratori nella tradizione.
E' l'ultima produzione della Sound Records, la casa discografica nata dieci anni fa per iniziativa del trombettista.
L'obiettivo è chiaro: produrre e prodursi fuori dagli schemi convenzionali e lontani dal clamore del mercato che anche nel jazz ha fatto la sua comparsa. Ed è così che la Sound Records, senza clamori, cammina dritta verso l'obiettivo della libertà in musica.
Nicola Novelli