Firenze, 26 luglio 2007- La Toscana è pronta per la libera professione intramoenia. “Abbiamo deciso – spiega l’assessore al diritto alla salute Enrico Rossi - di non ricorrere all’ennesima proroga che di anno in anno ormai dal 2000 si perpetua, lasciando sostanzialmente ingovernata un’attività importante del servizio sanitario”. Il governo ha prorogato infatti di 18 mesi, fino a gennaio 2009, il termine entro il quale i medici dipendenti delle strutture pubbliche potranno continuare a usare gli studi privati per lo svolgimento dell’attività professionale intramuraria.
In Toscana la quasi totalità delle aziende (14 su 16) hanno già allestito gli spazi interni necessari. E una delibera approvata dalla giunta nella sua ultima seduta fissa regole e criteri chiari e trasparenti. “E’ un regolamento che abbiamo costruito col metodo della concertazione, attraverso un continuo confronto con i direttori generali e le organizzazioni sindacali – informa l’assessore Rossi – Un atto veramente partecipato con i professionisti. Questo modello, di cui siamo profondamente convinti, salvaguarda il principio di trasparenza, di rispetto del cittadino e anche del medico”.
Al 31 luglio 2007, 14 aziende su 16 sono in grado di assicurare l’esercizio della libera professione in spazi propri, appositamente allestiti all’interno delle strutture ospedaliere.
Le due restanti – le aziende ospedaliero-universitarie di Careggi e di Siena – saranno in grado di farlo nelle prossime settimane. A Careggi, su 600 medici autorizzati all’esercizio dell’attività libero professionale, già 350 esercitano in azienda; e 20 nuovi ambulatori saranno pronti entro fine luglio al Cto. A Siena, saranno pronti entro il 30 settembre 20 ambulatori all’interno del presidio ospedaliero delle Scotte.
La Toscana ha utilizzato appieno i finanziamenti statali destinati all’intramoenia: dal 2000 ad oggi, 76 milioni di euro che sono serviti per realizzare 27 interventi in tutte le aziende sanitarie e ospedaliero-universitarie.
E lunedì scorso la giunta ha approvato una delibera che fornisce alle aziende una serie di indicazioni vincolanti per la gestione dell’attività libero professionale intramoenia. Intanto, ogni azienda dovrà definire tutte le modalità organizzative in uno specifico atto aziendale.
Queste le regole dettate dalla delibera:
Le strutture
Ogni azienda individua le strutture per la libera professione intramoenia. Le aziende organizzano l’attività libero professionale dei dipendenti nelle proprie strutture, in spazi separati e distinti. Lo stesso dipendente può esercitare l’attività libero professionale in più sedi aziendali, fino a un massimo di due.
Informazione agli utenti
Deve essere la più esaustiva possibile, riportare l’elenco dei professionisti, prestazioni, tariffe, orari e ubicazione degli ambulatori, orari, indirizzi e recapiti telefonici dei punti di prenotazione.
Prenotazioni
Si effettuano esclusivamente tramite il Centro Unico di Prenotazione appositamente dedicato dall’azienda all’attività liberoprofessionale intramoenia (CUPLP), con personale aziendale.
Tariffe
Le aziende devono deliberare tariffari contenenti la descrizione della prestazione, il codice Cup e la tariffa della prestazione.
I nomenclatori tariffari devono essere accessibili agli utenti.
Pagamento
Gli utenti effettuano il pagamento delle tariffe non più direttamente al professionista, come avveniva finora, ma alle casse dell’ufficio ticket, alle casse automatiche o agli eventuali sportelli bancari convenzionati.
Organizzazione dell’attività
L’azienda, tenendo conto delle risorse disponibili, deve rendere espliciti i volumi di attività libero professionale erogata e concordare i volumi di attività istituzionale, in funzione della garanzia dei tempi massimi indicati dalla Regione per l’erogazione delle prestazioni specialistiche ambulatoriali.
Monitoraggio
Il monitoraggio delle prestazioni in libera professioni deve avvenire sistematicamente.
Osservatorio regionale
Per verificare il rispetto delle regole su tutto il territorio regionale viene costituito un Osservatorio regionale composto da due rappresentanti della Direzione generale del diritto alla salute della Regione Toscana, da un rappresentante per Area Vasta, e da una delegazione rappresentativa delle organizzazioni sindacali.
“In questo modo – dichiara l’assessore Rossi – abbiamo effettivamente tradotto il termine intramoenia in un’idea unitaria, funzionale e strutturale.
Ci siamo mossi per tempo per intergare l’attività libero professionale con l’attività istituzionale, così da garantire al cittadino un’ulteriore opportunità assistenziale e premiare la qualità professionale. Dal 31 luglio, la responsabilità completa dell’attività libero professionale è dell’azienda, che governa interamente tutto il processo. E una serie di aspetti - come il CUP separato, il personale appositamente assegnato, il pagamento fatto all’azienda e non al professionista – sono garanzia di trasparenza ed equità.
Così si rafforza anche il senso di appartenenza del professionista all’azienda. Un’ultima considerazione: questa nuova organizzazione rende possibile un rapporto più corretto tra i tempi di attesa dell’attività istituzionale e quelli dell’attività libero professionale”.
“L’Assessore Rossi ancora una volta fa il primo della classe ignorano il Decreto del Ministro Turco che proroga per 18 mesi -ribatte Annamaria Celesti, Vicepresidente della Commissione Sanità- fino a gennaio 2009, la possibilità dei medici, che anno scelto di lavorare dentro la struttura pubblica, di poter svolgere la libera professione presso i propri studi (cosiddetta “attività intramoenia allargata”).
Per raggiungere questo obiettivo lo stesso Assessore alla Sanità impone, entro il 31 luglio corrente mese, a tutte le Asl toscane di trovare spazi attrezzati al loro interno per questa attività. Spazi che ad oggi, la stessa dettagliata delibera di Giunta n. 250 del 23 luglio scorso che regolamenta questa attività, dimostra che non sono ancora del tutto completi e adeguati nonostante l’ampio assorbimento delle risorse nazionali destinate a questo progetto. Questa delibera, per di più anti-governativa, che arriva proprio nello stesso momento in cui si taglia il servizio di guardia medica, il 118, si tassa il pronto soccorso, vengono perpetrate imposizioni verso i medici di famiglia, sembrerebbe celare un presupposto ideologico nei confronti degli operatori sanitari di più settori, a danno dei servizi primari destinati ai cittadini”.