«Se prima, con tanto di richiamo in delibera, si annunciava trionfalmente che il progetto di ripubblicizzazione di Firenze Parcheggi doveva passare anche attraverso il ritiro delle partecipazioni in Firenze Mobilità, adesso, colpo di scena, con la delibera approvata oggi si fa retromarcia, con motivazioni degne delle "convergenze parallele"». E' quanto sostengono i consiglieri di Alleanza Nazionale Gaia Checcucci e Jacopo Cellai. «A meno di dieci giorni dalla decadenza della concessione a Firenze Parcheggi - hanno aggiunto i due esponenti del centrodestra - si è scelto di pubblicizzare la sosta e dare tutto a Sas sostenendo che la società nascente dalla fusione sia "in house" e quindi meriti l'affidamento del servizio a tavolino senza uno straccio di gara e senza il coinvolgimento di altri potenziali imprese interessate.
Ora, però, il farraginoso percorso verso la cosiddetta "razionalizzazione della gestione della sosta" presenta ulteriori novità. Un ulteriore colpo di scena per l'unico project financing "pubblico" che si conosca, costato alla città ben oltre 9 milioni di Euro, che ha visto la scomparsa di Scaf come socio gestore privato della cordata Firenze Mobilità, per problemi finanziari che pesano ancora sulle nostre tasche, a vantaggio di Firenze parcheggi. Quindi con la presenza del Comune nel ruolo di un qualsiasi privato gestore visto che possiede il 51% di questa società.
Un project che ha realizzato parcheggi regolarmente ridimensionati " per colpa della falda acquifera" con regolare esborso di denaro pubblico per risarcire le aziende costruttrici dei danni subiti; che avrebbe dovuto creare un diritto di superficie sui parcheggi Carmine e Vittorio Veneto a titolo di risarcimento per il danno prodotto alle imprese costruttrici a causa della superficialità delle scelte del Palazzo, e che ha poi deciso di tornare sui propri passi scegliendo di monetizzarlo in oltre 3.200.000 Euro, dopo aver impostato un'operazione che oltre che pasticciata era sul filo della legalità.
La vicenda Firenze parcheggi-SAS e l'annunciata fusione delle due realtà - hanno concluso Gaia Checcucci e Jacopo Cellai - è la consacrazione di una mentalità che parla di concorrenza e di mercato solo quando riguarda altri operatori: l'interventismo in economia a livello nazionale, come il piano Telecom targato Rovati, ed il socialismo municipale in ambito locale, sono la vera matrice che caratterizza le politiche economiche del centrosinistra a livello nazionale ed ancor più a livello locale.
Cosa fa allora l'amministrazione? Immagina, come sempre, la via d'uscita più vetero statalista, espressione di quel socialismo reale in economia che tanto piace ancora ai nostri amministratori, perché consente loro di non cedere lo "scrigno" della gestione delle aree sosta e delle relative multe che sono il pilastro del bilancio del Comune. Sceglie la soluzione della mega-società "in house" che, tradotto, significherebbe, sempre secondo i nostri amministratori giuristi ed economisti creativi, tutta pubblica.
In realtà, una cospicua giurisprudenza comunitaria molto recente dimostra come una società tutta pubblica non sia necessariamente una società che possa definirsi "in house" e beneficiare della eccezione della gara per ricevere il servizio senza conquistarselo sul mercato. Ma ai nostri governanti poco importa delle limitazioni dettate dal regole che disciplinano il mercato comunitario perché, si sa, europeisti sì, ma quando fa comodo». (mr)