Firenze, 2 marzo 2007 - Sarà un sistema digitale di videoregistrazione a monitorare la programmazione televisiva locale delle quarantatrè emittenti private e della Rai regionale nei prossimi mesi. L’‘occhio’ elettronico vigilerà soprattutto sulla tutela dei minori, una delle attività più qualificanti del Comitato regionale delle comunicazioni (Corecom), che ha messo a punto il proprio programma di attività per il 2007. Oltre al presidente, Marino Livolsi, ed al vicepresidente, Leopoldo Provenzali, hanno lavorato alla sua stesura Vincenzo Caciulli, Cristina Gimignani, Michele Magnani, Enzo Martinelli.
Daria Giorgina Risaliti. Al monitoraggio si affiancherà una ricerca sulla presenza e la rappresentazione di bambini e ragazzi nelle trasmissioni d’informazione, ed una ricerca sulle loro ‘diete mediali’ in fasce di età particolarmente significative. In cantiere anche specifici progetti di ‘media education’ per familiarizzare gli studenti, ma anche gli insegnanti, ai nuovi linguaggi della comunicazione. La videoregistrazione digitale consentirà anche un efficace monitoraggio delle trasmissioni sportive di approfondimento, per rispondere ad una precisa richiesta dell’Autorità di garanzia, che ha già delegato in via definitiva al Corecom toscano quattro funzioni: oltre alla tutela dei minori, la vigilanza sui sondaggi, il diritto di rettifica, le controversie fra utenti e gestori dei servizi di telecomunicazione.
Per queste ultime un sistema informatico integrato gestirà le specifiche procedure di conciliazione. Il contenzioso sarà oggetto anche di un’indagine specifica, per sviluppare il servizio nel migliore dei modi. Altre ricerche avranno per oggetto il marketing telefonico, in grande sviluppo, e l’offerta digitale, terrestre e satellitare, in Toscana. Il Comitato regionale per le comunicazioni è un organo di consulenza e gestione della Regione. Gestisce, in particolare, l’accesso radiofonico e televisivo regionale, uno spazio settimanale di trenta minuti su Rai Regionale a disposizione di associazioni, partiti, sindacati ed altri soggetti collettivi.
                           Il Corecom cura inoltre l’istruttoria per i contributi ministeriali alle emittenti private pari quest’anno a circa 5 milioni di euro. Compito di particolare delicatezza è la vigilanza sul rispetto della par condicio nelle campagne elettorali. Altre deleghe sono in arrivo, che probabilmente costringeranno il Consiglio regionale ad aggiornare la legge istitutiva del Comitato.
Il programma sarà illustrato martedì prossimo, 6 marzo, al presidente del Consiglio regionale, Riccardo Nencini, ed inizierà il suo iter per l’approvazione da parte dell’assemblea legislativa.
"Chiediamo  che  Dolce  e  Gabbana ritiri la pubblicità o che l'azienda sia richiamata  al  rispetto  delle  regole".
                          
                            E'  quanto  scrivono tredici tra senatrici  e  senatori  dell'Ulivo  e  di  Forza  Italia,  prima firmataria Vittoria  Franco,  presidente  della  commissione  Cultura  e  responsabile nazionale  delle  Donne  Ds,  al  Giurì  per l'autodisciplina pubblictaria, Umberto  Loi,  in  relazione  alla  nuova  campagna  pubblicitaria  dei due stilisti italiani.
La  lettera  è sottoscritta dai senatori dell'Ulivo Albertina Soliani, Anna Maria  Carloni, Silvana Amati, Colomba Mongiello, Fiorenza Bassoli, Massimo Livi  Bacci,  Beatrice  Magnolfi,  Anna  Maria Serafini, Carlo Fontana, dal vicepresidente  del  gruppo Luigi Zanda e da  Laura Bianconi e Maria Burani Procaccini di Forza Italia.
"Desideriamo sottoporre al vaglio del suo giudizio la pubblicità di Dolce e Gabbana  che compare in questi giorni su alcuni organi di stampa - spiegano i  tredici  senatori  nella lettera al Giurì - La pubblicità rappresenta in maniera  non allusiva una vera e propria istigazione allo stupro di gruppo: una donna sofferente a terra e tre uomini sulla cui funzione l'immagine non lascia dubbi.
Siamo  sconcertati  e offesi poiché essa va molto oltre la concezione della donna   come  oggetto  che  il  più  delle  volte  ricorre  nelle  immagini pubblicitarie.
                          
                            Chiediamo  come  sia possibile far passare nella pubblicità immagini  così  violente sapendo che essa diventa spesso veicolo di modelli di comportamento e di icone.
Recenti   indagini   ISTAT    -  concludono  i  senatori  -  confermano  la drammaticità  e la diffusione della violenza sessuale contro le donne: sono circa  7  milioni,  il  31,9%,  le  donne  che subiscono violenze fisiche e sessuali.  C'è  bisogno  di  azioni  e  di  modelli  positivi, non certo di immagini  che  istigano alla violenza.
                          
Chiediamo che Dolce e Gabbana ritiri la pubblicità o che il Giurì dell'Istituto dell'Autodisciplina pubblicitaria richiami l'azienda al rispetto delle regole".