Firenze – Si tratta di Madame Cézanne sulla poltrona rossa, volto divenuto ormai familiare da quando è stata varata un’intensa campagna di stampa e promozione. Firenze è letteralmente tappezzata di manifesti e tabelloni pubblicitari anche di gigantesche dimensioni.
L’opera è peraltro tra le più famose e importanti della pittura moderna. Cézanne la realizzò nel 1887 in omaggio a Hortense Fiquet, la modella con cui aveva avuto una relazione segreta e che poi aveva sposato.
Oggi ha un valore di mercato di circa 30 milioni di euro.
Il dipinto appartiene al Museum of Fine Arts di Boston e ha attraversato l’Atlantico in un contenitore di sicurezza, accompagnato da Mathew Segal, uno dei conservatori dell’istituzione.
Ad accoglierlo il curatore della mostra Carlo Sisi, insieme a Marcella Antonini, responsabile della comunicazione dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che promuove e produce l’esposizione, e a James Bradburne, direttore della Fondazione Strozzi, alla quale è affidata la realizzazione.
In origine, faceva parte della collezione di Egisto Paolo Fabbri, uno dei due collezionisti ai quali la mostra è dedicata.
Americano di origini fiorentine, colto e ricchissimo, Fabbri si innamorò della pittura di Cézanne quando l’artista era ancora semisconosciuto, e negli anni tra le due guerre mondiali arrivò a possederne ben 32 dipinti, che conservò nella sua casa di Firenze.
In quegli stessi anni visse in città Charles Loeser, americano di famiglia tedesca, coetaneo di Fabbri e come lui appassionato di Cézanne. Anche Loeser raccolse numerose opere del maestro di Aix (15 in totale). Grazie a questa doppia presenza, Firenze ha dunque offerto un contributo particolarissimo all’affermazione di quello che oggi è considerato il padre della pittura moderna.
Da qui il titolo della mostra.
Madame Cézanne sulla poltrona rossa fu esposto per la prima volta nel 1907 al Salon d’Automne di Parigi e nella circostanza folgorò il poeta Rainer Maria Rilke, che ne scrisse come di un’esperienza quasi spirituale. Fabbri, che nei confronti del pittore nutriva un sentimento totalizzante ed esclusivo ma che non riuscì mai a incontrare, teneva il quadro appeso nella sala da pranzo del palazzo di via Cavour.