Una due giorni dedicata al cinema underground italiano degli anni '60. La Cineteca di Firenze, in via Reginaldo Giuliani 374, dedica le serate di lunedì 3 e martedì 4 settembre (dalle 21.30) alle opere indipendenti e sperimentali che artisti d'avanguardia e giovani registi italiani realizzarono negli anni '60 anni. Erano gli anni del boom economico e anche di un profondo rinnovamento della cultura,degli inizi di una vera liberazione della mente con quelle iniziative personali e collettive definite off,fuori dalla vecchia apparente normalità.
Il cinema sperimentale era appunto off e lo si poteva vedere nelle cantine o in piccole sale di fortuna. I titoli che vengono presentati sono stati tutti restaurati dalla Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale Cinematografico. Ad aprire la rassegna, lunedì 3 settembre, sono i collage del nostro Silvio Loffredo, pittore che con il fratello Victor, montando anche vecchi filmati su Parigi realizzò i cinque COURT-BOUILLON (brodo ristretto) in programma. Seguono due pezzi di Alfredo Leonardi, uno degli storici-teorici del cinema sperimentale: ORGANUM MULTIPLUM girato tra il gruppo "Musica Elettronica Viva" composta da musicisti americani a Roma a cui si unirono anche italiani e poi SE L'INCONCIO SI RIBELLA/RIVELA sui rapporti di comunicazione che rende omaggio al Living Theatre con riprese del "Mysteries".
Ancora curioso CIAO,CIAO di Adamo Vergine ,sullo stilema del saluto con la mano. Conclude Mario Masini con X CHIAMA Y del 1967 Martedì un raro documento BIS di Paolo Brunatto che riprende Carmelo Bene alle prove di "Il rosa e il nero" in un appartamento di Trastevere. Poi SCUSATE IL DISTURBO di Giogio Turi e UN DITTICO E UN INTERVENTO di Massimo Bagicalupo, altro teorico del cinema sperimentale italiano. Con TRASFERIMENTO DI MODULAZIONE, l'aretino Piero Bargellini, l'autore più creativo e visionario del periodo,sull'effetto della variazione della luce sull'immagine.
Dopo NON DIVERSI GIORNI SI PENSA SPLENDESSERO ALLE ORIGINI DEL NASCENTE MONDO, opera di denuncia di Anna Lajolo e Guido Lombardi, è importante LSD del regista Romano Scavolini, che da questa ricerca dei ritmi dell'immagine e del caos percettivo è poi passato al cinema più tradizionale.(mr)