Politici, tecnici e operatori a confronto per approfondire i contenuti della nuova proposta di legge sulle tossicodipendenze anche nei punti più discussi, come le “safe injection rooms”. Questo il significato del seminario che si è tenuto quest’oggi nell’auditorium del Consiglio regionale, organizzato dalla Commissione sanità, dal titolo “Riduzione del danno: opinioni a confronto”. La giornata di studio è partita dalla proposta di legge 382/2004, a firma del consiglieri Gelli, Fossati, Ciucchi, Roggiolani, Frosini, e dalla successiva proposta di legge 76/2005, presentata con alcune modifiche e integrazioni agli inizi dell’attuale legislatura, con lo scopo di fare il punto su quello che gli operatori ritengono utile e su quella che è la sperimentazione scientifica in atto.
“Il seminario – ha spiegato il presidente della Commissione sanità Fabio Roggiolani, che ha aperto i lavori – si prefigge di mettere a punto una proposta di legge che è stata banalizzata e che ha come obiettivo la riduzione del danno nelle dipendenze. Riduzione del danno che si deve sempre accompagnare alla prevenzione, agli interventi terapeutici e di inclusione sociale”. La proposta di legge, ha spiegato ancora Roggiolani, prende in esame tutte le droghe, dalle più dannose (l’alcool, che provoca 30 mila morti l’anno) alle meno dannose (l’eroina, con 2500 morti l’anno) e ai comportamenti sociali correlati al loro consumo.
“Si è parlato molto di ‘safe injection rooms’ ma esse costituiscono solo un aspetto della questione. Certo, noi siamo dell’opinione che i tossicodipendenti si curano, non si mandano in galera, e che vanno accompagnati in un percorso che prevede che essi siano messi in condizione di non nuocere a se stessi e alla società”. Quanto alla possibilità, dopo le polemiche delle ultime settimane, che le ‘safe injection rooms’ siano alla fine incluse nella legge, Roggiolani non si è detto ottimista.
“Credo che non ci saranno scritte eplicitamente – ha detto -. Ma dobbiamo lavorare per trovare un accordo che permetta di affrontare e curare le dipendenze con sistemi flessibili, che saranno poi gli addetti ai lavori di volta in volta a stabilire, e che non devono certo escludere le ‘safe injection rooms’. La politica deve fissare una cornice, poi sono i medici a dover decidere fra una molteplicità di approcci. La mia proposta è che si sperimentino vari sistemi per due anni, e poi si decida qual è la strategia migliore”.
Dello stesso parere Filippo Fossati (Ds), segretario della Commissione sanità, che affrontando la questione ‘safe injection rooms’ ha detto: “Non voglio dire niente tranne che la legge non deve impedire, e questo è un concetto fondamentale, e deve investire sulla sperimentazione. Non sarà la politica ma gli addetti ai lavori a dire se e come queste stanze vadano fatte, ma è chiaro che la riduzione del danno è un pilastro culturale da cui non si può prescindere. In questo senso, ragionando sull’impianto della legge, sono sicuro che potremo trovare anche il consenso dell’assessore al diritto alla salute Enrico Rossi e del presidente della Regione Claudio Martini, che si sono dichiarati contrari alle ‘safe injection rooms’”.
Fossati, che si è detto “stanco” e “amareggiato” per il fatto che il lungo dibattito avuto negli ultimi due anni con gli operatori “sia stato espropriato da discussioni ideologiche e strumentali, che costringono a ricominciare tutto daccapo”, ha proposto di tenere nei prossimi mesi una conferenza regionale sulle droghe che coinvolga tutti gli attori in campo, in modo da arrivare all’approvazione della legge entro fine anno.
Secondo Anna Maria Celesti (Forza Italia), vicepresidente della Commissione sanità, “è necessario superare i pregiudizi idelogici”.
“Il concetto di riduzione del danno – ha detto Celesti - deve essere solo un aspetto di una strategia complessiva e sinergica. Non si può accettare come concetto basilare la cronicizzazione della tossicodipendenza, che deve rappresentare l’eccezionalità e non la regola”. “L’intervento terapeutico – ha prosegue Anna Maria Celesti – deve essere un progetto finalizzato al benessere psicofisico di una persona. Dunque riduzione del danno e terapia delle tossicodipendenza sono due aspetti totalmente diversi, anche se molte iniziative connesse alla riduzione del danno hanno punti di contatto con la terapia delle tossicodipendenze.
In presenza di un contesto generale profondamente mutato è necessario e inderogabile affrontare la tematica con un nuovo approccio culturale, superando ogni tipo di preconcetto ideologico a destra come a sinistra”.
Numerosi gli addetti ai lavori, fra cui i coordinatori dei dipartimenti dipendenze di varie città toscane, rappresentanti del privato sociale, delle istituzioni e ricercatori, che hanno confrontato le loro esperienze. Fra le relazioni quella di Grazia Zuffa, direttrice di “Fuoriluogo”, che ha presentato alcuni studi di valutazione sulle ‘safe injection rooms’.
Dal confronto fra le esperienze europee e quelle di altri paesi come il Canada alcuni dati sembrano ormai evidenti: queste strutture non hanno fatto aumentare il numero dei consumatori, ma anzi hanno contribuito a una loro diminuzione, riuscendo a mettere in contatto circa un terzo di loro con la rete dei servizi sociali, e hanno abbattuto il numero dei morti per overdose. Hanno però l’effetto, in qualche caso, di disincentivare i tossicodipedenti a smettere e a uscire dal giro. Come ha spiegato Zuffa, bisogna tuttavia fare chiarezza su quello che sono le ‘safe injection rooms’, data la grande confusione che c’è in Italia a questo proposito: cioè luoghi dove il tossicodipendente, dopo essersi procurato la droga, va a consumarla in condizioni di igiene e con l’assistenza sanitaria garantita.
Quindi, qualcosa di totalmente diverso dai trattamenti medici con l’eroina. (cem)