Essere costretti a lasciare il proprio lavoro per prendersi cura di un parente ammalato o disabile, chiedere e non ottenere il part-time per poter accudire i propri figli: è ciò che è capitato a tante persone che non erano a conoscenza delle possibilità offerte dalla legge.
Di questa carenza si è resa conto la Consigliera di Parità della Provincia di Firenze, Maria Grazia Maestrelli, che da tempo porta avanti iniziative atte alla conoscenza della legge53/00 ed ha fortemente creduto nella necessità di un accordo tra Provincia di Firenze, associazioni di categoria, sindacati sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
L’accordo accordo quadro è stato così firmato e mira all’attuazione di azioni positive volte a conciliare i tempi di vita e di lavoro nelle imprese della Provincia di Firenze e finalizzato all’attuazione della legge 53/2000 “Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città” con particolare riferimento all’art .9.
Partendo dal fatto che oggi indubbiamente la società è sempre meno in grado di dare risposte adeguate ai bisogni di cura per bambini, disabili e anziani se non ricorrendo all’intervento parentale, il più delle volte femminile, il legislatore aveva da tempo rilevato l’estrema necessità di venire in aiuto alle aziende affinché i lavoratori possano far conciliare i tempi di vita e di lavoro.
Preso atto delle esigenze attuali e della carenza di adeguati servizi i soggetti firmatari, con questo accordo, vogliono venire incontro alle esigenze sia delle aziende che dei lavoratori portando all’attuazione di una effettiva parità di genere nel lavoro nonché per un incremento reale dell’occupazione femminile e generale.
E’ bene ricordare inoltre che la conciliazione vita-lavoro è da anni uno degli obiettivi principali della Commissione Europea per il raggiungimento degli standard di Lisbona 2000 (60% di occupazione femminile all’interno dell’obiettivo del 70% di occupazione globale entro il 2010).
La legge italiana all’art. 9 della Legge 53/2000 che dispone la concessione di tributi a carico del fondo per l’occupazione in favore di aziende che applichino accordi contrattuali che prevedono azioni positive per la flessibilità, dirette a favorire la conciliazione fra tempi di vita e tempi di lavoro per lavoratrici e lavoratori e, un successivo decreto, ne individua le modalità di erogazione.
In base a questo le Autonomie Locali possono promuovere sperimentazioni pilota finalizzate a creare una rete di supporto alla contrattazione in materia; i progetti derivanti da accordi stipulati nell’ambito di tali sperimentazioni sono valutati con titolo preferenziale ai fini dell’ammissione al finanziamento.
L’accordo firmato mette in sintonia le varie realtà territoriali promuovendo la stipulazione di accordi collettivi di secondo livello che prevedano azioni positive per la flessibilità, che tengano conto delle specifiche esigenze della realtà territoriale di riferimento, nella scelta di iniziative da realizzare attraverso la sensibilizzazione sull’importanza delle misure che consentano di conciliare il lavoro con gli impegni familiari e degli interventi formativi successivi al periodo di concedo.
In tale ambito si realizzeranno gli accordi aziendali. Come previsto dal Decreto, nel caso di aziende prive di rappresentanze sindacali, dovranno essere coinvolte le strutture territoriali dei sindacati confederali e datoriali di riferimento.
Anche gli Enti Bilaterali territoriali, per i quali tali compiti siano stati statutariamente previsti potranno realizzare un’iniziativa di supporto mediante: la raccolta delle esigenze avanzate dai lavoratori, donne e uomini nonché datori di lavoro , l’impiego di mezzi necessari per una capillare informazione su detta opportunità rivolta ad aziende e lavoratori.
Da questo momento le opportunità esistenti o eventuali (es.
nuovi fondi per l’occupazione nel programma europeo 2007-2013) saranno diffuse nel territorio e saranno monitorati costantemente i bisogni, le aspettative, le richieste inevase, il grado di consapevolezza su dette questioni, l’efficacia degli interventi prodotti, la necessità di predisporre nuovi strumenti, più adeguati alle trasformazioni avvenute.