Ricerca scientifica e alta tecnologia sono state protagoniste questa mattina al Salone dei 500, alla Giornata di studio - Suscettibilità, pericolosità e rischio da frana nel bacino dell’Arno, organizzata dall’Autorità di Bacino dell’Arno e dall’Anci Toscana - per testimoniare un interessante salto qualitativo nell’individuazione del rischio da frana nel territorio del bacino dell’Arno. Sono circa 7000 i chilometri quadrati di territorio collinare studiati grazie a un progetto comune di ricerca, tra l’Autorità di bacino del fiume Arno e il Dipartimento di Scienze della Terra di Firenze. “Alle tecnologie tradizionali d’indagine del dissesto potenziale e in atto - ha affermato il Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Giovanni Menduni - si sono affiancate tecniche di analisi interferometrica di immagini satellitari prodotte da uno speciale sensore chiamato SAR, acronimo di radar ad apertura sintetica.
Il satellite, orbitando intorno alla terra, compone ogni mese un mosaico di immagini del nostro territorio. L’analisi comparata di questi dati consente la valutazione di spostamenti di entità millimetrica della superficie del terreno. È possibile così controllare l’evoluzione del territorio e individuare in un unico colpo d’occhio, le aree nelle quali si manifestano i sintomi di un possibile dissesto franoso. Le migliaia e migliaia di punti riflettenti sparsi sui versanti, se in movimento anche lievissimo, danno luogo a particolari frange di interferenza che ne consentono l’immediata individuazione.
Questi dati, integrati con altri, sono stati filtrati con tecniche di intelligenza artificiale per determinare i fattori che possono originare il dissesto. L’indagine ha fatto emergere, in maniera straordinariamente dettagliata, una realtà nota soltanto in termini generali. Si tratta del presupposto indispensabile per un’azione di prevenzione mirata ed efficace. “Conoscere – continua Menduni - significa salvaguardare persone e cose, ottimizzare le risorse economiche nell’azione di prevenzione e di assetto idrogeologico”.
I risultati più importanti sono: 1) carta inventario dei fenomeni franosi, comprendente oltre 27.000 fenomeni perimetrati individualmente e validati alla scala 1:10.000; 2) aggiornamento della carta di copertura del territorio dell’intero bacino, mediante l’interpretazione di immagini satellitari LANDSAT ed ASTER, per la mappatura dei fattori predisponenti il dissesto e la realizzazione di una banca dati degli elementi esposti a rischio; 3) analisi della pericolosità tramite la valutazione della probabilità di accadimento degli eventi e l’integrazione dei diversi fattori predisponenti ed innescanti; 4) analisi del rischio, con proposte per la valutazione economica del danno atteso, attraverso una metodologia di Quantitative Risk Analysis, implementata per la prima volta alla scala di un intero bacino idrografico; 5) realizzazione di un nuovo manuale con le linee guida per la stabilizzazione delle frane e delle strategie di mitigazione del rischio alla scala di versante singolo e di bacino idrografico. “Si è ritenuto indispensabile – conclude Menduni - condividere immediatamente questo quadro conoscitivo, ancora a livello sperimentale, con i Comuni che, ogni giorno, convivono con tanto dissesto diffuso.
É l’inizio di un percorso di collaborazione e di mutuo scambio di informazioni che porterà, quando sarà concluso, alla produzione della seconda generazione dei Piani di assetto idrogeologico”. (mr)