Firenze – L’esilio è finito. Bandita per ragioni politiche 600 anni fa e da allora smembratasi in vari rami e luoghi, una delle più antiche famiglie d’Europa è tornata a ricomporsi a Firenze nel nome di Leon Battista Alberti, l’antenato più famoso (1404-1472), uno dei più straordinari geni del Rinascimento, al quale la città si prepara a dedicare una grande mostra per iniziativa dell’Ente Cassa di Risparmio. Egidio Gaslini Alberti da Genova, Francesco Alberti La Marmora da Biella e Duccio Alberti da Venezia, in rappresentanza dei tre principali rami italiani (ne esistono un quarto in Italia e altrettanti in Francia, oltre a uno negli Usa), hanno messo fine alla diaspora presentandosi insieme alla stampa per illustrare i contributi offerti alla mostra: documenti e oggetti, in parte inediti, provenienti dagli archivi della famiglia che, dopo secoli, ci si sta adoprando per riunificare. "Per questo motivo", hanno spiegato, "ci troviamo insieme a Firenze, dove peraltro il ramo genovese è proprietario della Torre e Palazzo degli Alberti, l’antica dimora di famiglia nel quartiere di Santa Croce.
Quanto ai documenti che saranno esposti consentono di inquadrare come mai prima d’ora la figura di Leon Battista, e di arricchire alcuni capitoli della storia fiorentina e di una casata che ha esercitato un ruolo da protagonista in Italia e in Europa tra 1300 e 1500". Insieme ai molti capolavori (di Donatello, Ghiberti, Beato Angelico, Filippo Lippi, Verrocchio, Botticelli, ecc.) riuniti per testimoniare l’influenza delle teorie del grande umanista e scienziato sui massimi artisti dell’epoca, la mostra presenta appunto un’intera sala riservata alla storia della famiglia Alberti.
Con tre prime assolute. La più importante è una recentissima scoperta nell’archivio Alberti La Marmora. Si tratta di un piccolo frammento di pergamena su cui Leon Battista Alberti, come noto figlio spurio indesiderato dai parenti, aveva tracciato di suo pugno l’albero genealogico della famiglia: 141 nomi lungo un arco di 9 generazioni dal XIII al XV secolo. "Un documento", è stato ricordato, "che rivela quanto accuratamente Alberti avesse analizzato la struttura della casata nel comporre una delle sue opere più importanti, i 4 Libri della famiglia".
Per la prima volta saranno inoltre esposti insieme anche gli alberi genealogici dei rami Alberti di Firenze (estinto alla fine dell’Ottocento), di Genova e Venezia. A sintetizzare la riunificazione degli archivi di Genova e Biella, saranno esposti anche gli originali di alcuni antichi documenti: il bando (1401) che esiliò da Firenze Altobianco, Diamante, Calcedonio, Antonio, Lorenzo, Niccolò, Luigi, Duccio e Caroccio degli Alberti; la revoca del 1428; una lettera a monna Chaterina delli Alberti con un toccante resoconto sui familiari morti in esilio. In mostra, non meno importanti, 12 fiorini d’oro battuti dalla Zecca fiorentina tra il 1309 ed il 1350, con i membri della Famiglia Alberti come Maestri di Zecca, e un Libro dell’Avere e del Dare del Banco Alberti, relativo agli anni dal 1352 al 1358, a testimonianza della potenza economica della famiglia negli anni di maggior crescita della banca. La ritrovata unità della gens Alberta sta ora producendo nuovi frutti a vantaggio degli studiosi.
I tre capifamiglia hanno infatti annunciato l’istituzione di una grande banca dati, curata da Duccio Alberti (ramo veneziano), in cui ciascuno farà convergere notizie della propria storia. Questa operazione sta coinvolgendo anche i tre rami francesi (i Della Briga, i De Alberti e i d’Albert duchi di Luynes) e si affianca al riordino degli archivi in atto già da alcuni anni e alla redazione degli inventari, di cui è prevista la pubblicazione congiunta. Egidio Gaslini Alberti, infine, sta operando per riunire a Firenze, nel corso della mostra, anche tutti i rami della famiglia radicati all’estero, compreso quello americano.
anche tutti i rami della famiglia radicati all’estero, compreso quello americano. All’incontro odierno ha preso parte anche il direttore generale dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, Antonio Gherdovich.