Valentina Cortese, musa di grandi registi come Visconti, Antonioni, Chereau e Truffaut, ma soprattutto di Giorgio Strehler, torna a recitare su un palcoscenico toscano dopo anni di distanza dalle indimenticate prove di Maria Stuarda diretta da Zeffirelli al Teatro della Pergola e de Il giardino dei ciliegi di Strehler a Prato.
Qui, sola in scena, su un tappeto di note affidate alla viola da gamba di Roberto Gini e all’arpa barocca di Elena Maria Spotti, Valentina Cortese restituisce al pubblico tutte le emozioni contenute nelle pagine del Magnificat di Alda Merini.
In questa raccolta poetica Maria è indagata nel suo aspetto più terreno e femminile: la maternità. Donna autentica, capace di fare pieno dono di sé, si svela smarrita dinanzi a un destino sconvolgente, che la vuole al contempo vergine e madre, creatura umana eppure così vicina a Dio. Alda Merini coglie in Maria un'interiorità che è sangue, dolore, emozione, ma anche delicatezza e consonanza armoniosa con ogni creatura. La domanda sull'amore e sul senso della vita è qui più che mai diretta e percorre continuamente il Magnificat, portando lo spettatore a momenti di toccante intimità con il mistero dell'incarnazione, che da duemila anni continua ad affascinare e interrogare credenti e scettici.
Alda Merini, nata a Milano nel 1931, ha pubblicato numerose raccolte di poesia e libri in prosa ed è certamente una delle voci più forti della poesia italiana. Premio Librex Montale per la Poesia nel 1993 e Premio Viareggio nel 1996, nel 1999 ha ottenuto il Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Settore Poesia.
Valentina Cortese e Alda Merini, due donne, due artiste che condividono sia la terra di origine, Milano, sia l’aver cominciato giovanissime: a 17 anni la Cortese debutta nel cinema, a 15 la Merini compone le sue prime liriche.
Una grande attrice, elegante, raffinata incontra la poetessa, irruente, impetuosa.