Firenze, 7 dic. – Il 46° Festival dei Popoli si avvia alla sua conclusione. Domani, giovedì 8 dicembre, ultima giornata di proiezioni, poi alle 21, all’Auditorium Stensen, la premiazione dei documentari vincitori dei due concorsi, italiano ed internazionale.
Protagonisti di questo ultimo atto dell’edizione 2005 i giovani documentaristi di Doc ut Des, il corso di formazione organizzato per il terzo anno consecutivo dal Festival dei Popoli in collaborazione con il centro CSCS di Pistoia.
Un’opera collettiva (Contrasti, ore 15 Auditorium Stensen) composta da tredici cortometraggi ed altrettante antinomie: concetti e parole giustapposti provocatoriamente, perché l’indagine del reale passa anche attraverso la demolizione dei luoghi comuni.
Accanto all’opera di registi del futuro c’è spazio, e non poteva essere altrimenti, per un ultimo sguardo rivolto al presente. Lost Children (ore 17, Auditorium Stensen) racconta il dramma sociale di una nazione, l’Uganda, dilaniato da oltre diciotto anni di guerra civile.
I ribelli del LRA, per rimpinguare le loro fila e continuare la sanguinosa guerriglia, rapiscono bambine e bambini dai villaggi e li impiegano come soldati, spezzando con inaudita crudeltà ogni loro resistenza. E per quei pochi che riusciranno a fuggire la tragedia non avrà termine: spesso, infatti, le loro famiglie non accettano questo ritorno a casa inatteso. Perché mancano i mezzi di sussistenza, perché sono stati sostituiti da altri figli, perché nessuno è in grado di gestire i gravi traumi psichici da cui sono devastati.
Soltanto alcuni centri di accoglienza tentano un fatico recupero. A seguire, sempre all’Auditorium Stensen, Daniele Gaglianone ci riporterà in Italia con Luoghi inagibili in attesa di ristrutturazione capitale, storia di un palazzo della vecchia Torino destinato a essere ristrutturato e quindi “cancellato”, insieme alla memoria dei superstiti che sopravvivono fra quei due cortili.
Dopo la premiazione, il Festival cala il sipario ma non prima di aver regalato al proprio pubblico due ultime perle.
La prima è Le Peintre, le Poête et l’Historien di Jean Louis Comolli, in cui Carlo Ginzburg, uno dei maggiori storici contemporanei, guida lo spettatore all’interno della Cappella degli Scrovegni di Padova in un affascinante viaggio alla scoperta del rapporto tra Dante e Giotto; l’altra è Crossing the Bridge di Fatih Akin, in cui il regista – Orso d’oro 2004 a Berlino con La sposa turca – traccia un ritratto ispirato della musica turca, attraverso un’incredibile varietà di suoni: dall’elettronica, al rock, all’hip-hop, al classico “arabesco”.