Sabato 26 Novembre (ore 16), al Teatro della Pergola, prosegue il nuovo ed attraente progetto dedicato all’esecuzione integrale di tutti i Concerti per pianoforte di Mozart, vero teatro dell’anima del grande compositore: ne sono protagonisti il carismatico pianista Alexander Lonquich, nella doppia veste di solista e direttore, e l’Orchestra da Camera di Mantova, fra le migliori formazione nostrane perché dotata di uno smalto tecnico inappuntabile e di una spiccata personalità sonora. Un Mozart, quello dei Concerti per pianoforte, che proprio Lonquich e l’Orchestra da Camera di Mantova hanno dimostrato di saper ricondurre ad un’ammirevole dimensione cameristica, fluidissima, trasparente ed impreziosita da mille sfumature espressive.
La seconda tappa del lungo ciclo raccoglie i Concerti KV 413, 414 e 415, scritti da Mozart a ventisette anni, subito dopo la brusca rottura con l’arcigno arcivescovo Colloredo: pagine che nella limpida compostezza della loro fisionomia paiono rivolgersi come affettuoso omaggio all’amico e maestro Johann Christian Bach. A questo corpus omogeneo di concerti è affiancato anche il Divertimento per archi KV 138, scritto invece più di dieci anni prima nell’imminenza del terzo viaggio dei Mozart in Italia.
Ed innanzi alla generale situazione di crisi della vita musicale italiana, lancia un segnale di ottimismo l’attenzione della Fondazione Monte dei Paschi di Siena a questo ciclo integrale mozartiano: a partire proprio da questo secondo appuntamento, il noto istituto bancario contribuirà a sostenere gli Amici della Musica di Firenze nella realizzazione del progetto, che impegnerà l’Orchestra da Camera di Mantova e Lonquich con i Concerti di Mozart fino al 2007.
Alexander Lonquich è una delle figure oggi più originali nel panorama concertistico, anche perché sempre attento alla ricerca di un dialogo diretto con il pubblico, da lui coinvolto non solo con programmi ben articolati ma pure scanditi da piacevoli introduzioni - rigorosamente a braccio - che aiutano ad apprezzare ancor di più i brani proposti.
Nato a Trier, in Germania, ma ormai fiorentino a tutti gli effetti, Lonquich si è rivelato a soli sedici anni vincendo il primo premio al Concorso “Casagrande” di Terni, e da allora ha intrapreso una brillante carriera internazionale, come solista e accanto a celebri direttori d’orchestra, come Sandor Vegh. Anche l’attività di direttore coinvolge i suoi impegni, con l’Orchestra da Camera di Mantova, la Camerata Salzburg e con la Mahler Chamber Orchestra. La curiosità musicale ed intellettuale lo ha inoltre portato a guardare con una sempre più viva attenzione alla musica da camera: negli ultimi anni, ha collaborato con artisti di fama come Shlomo Mintz, Steven Isserlis, Wolfram Christ, Tabea Zimmermann, Frank Peter Zimmermann.
Ai fitti impegni concertistici, Lonquich affianca inoltre un importante impegno in campo didattico, svolto stabilmente con l’Accademia Pianistica “Incontri col maestro” di Imola e la Hochschule für Musik di Colonia. Fin dal debutto, avvenuto nel 1981, l’Orchestra da Camera di Mantova si è imposta all’attenzione per la qualità sonora e la disciplina stilistica. L’ha fondata Carlo Fabiano, oggi primo violino e direttore artistico. Direttore principale è invece Umberto Benedetti Michelangeli, che con l’Orchestra ha stabilito un significativo sodalizio dal 1984.
Al fianco di direttori e solisti di fama internazionale, l’Orchestra da Camera di Mantova ha svolto un’attività che l’ha vista protagonista di innumerevoli concerti in Italia, America ed Asia. Nel 1997, l’OCM ha ricevuto il Premio “Abbiati” della critica musicale italiana.
Domenica 27 Novembre, alla Pergola (ore 21), prosegue l’avvincente viaggio nel mondo delle trentadue Sonate per pianoforte di Beethoven proposto da András Schiff, rinomato pianista natio di Budapest ma ormai fiorentino d’adozione.
Nel quinto appuntamento del ciclo, l’attenzione interpretativa di Schiff si concentra su un gruppo di Sonate composte fra il 1801 ed 1804, e che in un certo senso incarnano quei caratteri di scontrosa drammaticità e di appassionata veemenza ai quali si è soliti ricondurre l’immagine di Beethoven più comune: sono le tre Sonate dell’op. 31, fra le quali la turbolenta Sonata in re minore n. 2 (detta, non a caso, “La tempesta”), e la radiosa Sonata op. 53, detta “L’aurora”.
Dopo i grandi cicli integrali dedicati a Schubert, Bach e Schumann, Schiff affronta ora, in più tappe, un altro imprescindibile monumento della letteratura pianistica.
Sono letture sottratte ad ogni forma di gratuito virtuosismo, attente a sottolineare con fluida e nitida naturalezza i particolari significati poetici che ogni Sonata di Beethoven porta con sé, lungo un percorso cronologico che, di volta in volta, metterà a nudo le derivazioni dello stile beethoveniano ed il suo profetico sguardo in avanti, inevitabile pietra di paragone per i musicisti che verranno. Ancora una preziosa occasione per conoscere l’arte interpretativa di Schiff, il suo stile elegante e fluido messo anche stavolta al servizio di un itinerario musicale ricco di stimoli e spunti per nuove riflessioni.