Amiata, 10 ottobre 2005- Venerdì 14 ottobre prossimo la Società Macchia Faggeta di Abbadia San Salvatore organizza nella Sala Riunioni della sua sede, in via della Pace 10, alle ore 16.30 la conferenza “Il vulcano, le sue foreste e l’acqua. Valutazioni sulla Geotermia in Amiata”. Saranno presenti il dottor Andrea Borgia e il dottore forestale Antonio Brunori, i quali presenteranno una “Analisi preliminare dello stato di salute della vegetazione del Monte Amiata 1984-2000 con tecniche di rilevamento satellitare”.
Secondo lo studio in questione, i boschi del monte Amiata starebbero subendo un deperimento che è stato messo in relazione con l’attività delle centrali geotermoelettriche della zona.
Il fenomeno è stato studiato grazie all’uso di una serie di immagini satellitari, in base alla constatazione di uno stress ambientale delle faggete amiatine. A detta dei ricercatori, infatti, la faggeta amiatina accusa una sintomatologia caratterizzata dalle foglie dai bordi arrotolati nella parte superiore della chioma, dalla ramificazione alterata e dalla prevalenza di rami sviluppati solo in lunghezza: aspetti per altro presenti anche in altre faggete toscane.
Tale anormalità potrebbe essere causata – come dimostrerà la relazione di Borgia – dalla presenza di un inquinamento di natura acida (acido borico, solfati) che sarebbe dimostrato dalla precoce caduta di foglie con macchie rossastre sulla parte superiore.
Un tale disagio sarebbe stato notato anche nella vegetazione intorno ad Abbadia San Salvatore. Le analisi chimiche parlano di emissione di elementi tossici e anomali quantitativi di metalli pesanti.
Ora, tenendo conto che l’inizio dello sfruttamento geotermico risale alla fine degli anni ’80, sono state acquisite immagini satellitari precedenti che, confrontate con quelle attuali, dimostrerebbero un’indiscutibile variazione dello stato della vegetazione, con danni di nuovo tipo nei versanti orientale e meridionale della montagna e un significativo degrado nell’area nord-est avvenuto tra il 1984 e il 2000, sincronico con l’attuarsi dello sfruttamento geotermico.
Concludono gli studiosi che due almeno potrebbero essere i meccanismi mediante i quali l’attività geotermica potrebbe influire sulla vegetazione: le emissioni geotermiche contengono acido solfritico, acido borico, arsenico e mercurio e la parte più sofferente della montagna è proprio quella investita dai venti sud orientali di scirocco, quelli cioè che trasportano i vapori emessi dalle centrali; in seconda istanza, l’estrazione del fluido geotermico richiede una grande quantità di acque superficiali, il che avrebbe prodotto una anormale depressione della superficie freatica che di conseguenza indurrebbe uno stato di criticità nel bosco.