Martedì a Palazzo Strozzi presentazione del secondo volume "Aldo Palazzeschi - Tutti i romanzi" (ed. Meridiani)

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 maggio 2005 20:51
Martedì a Palazzo Strozzi presentazione del secondo volume

Con questo secondo volume si conclude l’edizione nei Meridiani di tutti i romanzi di Aldo Palazzeschi: vi si trova la seconda parte, in ordine cronologico, della sua opera narrativa, quella che a detta dei critici oscilla tra tentativi di ritorno alla norma, con I fratelli Cuccioli e Roma, e la neoavanguardia cui lo scrittore ormai anziano si rivolse con Il Doge, Stefanino e Storia di un’amicizia. Seguono l’Interrogatorio della contessa Maria, edito postumo nel 1988, la cui protagonista è, a giudizio di Baldacci, “il più geniale personaggio di Aldo Palazzeschi”; la riduzione teatrale di Roma e due frammenti inediti, Vita e Prologo, ritrovati dal curatore di questa edizione, Gino Tellini, direttore del Centro di Studi Aldo Palazzeschi.

A Tellini, docente di letteratura italiana all’Università di Firenze, si devono anche la ricchissima Introduzione e le Notizie sui testi che esaurientemente ne ripercorrono la genesi e la storia.



Aldo Palazzeschi (pseudonimo di Aldo Giurlani) nasce a Firenze nel 1885. Dopo gli studi di ragioneria si dedica al teatro, ma lo lascia presto per la poesia e pubblica a sue spese le prime raccolte di versi (I cavalli bianchi, 1905; Lanterna, 1907; Poemi, 1909). Si accosta al Futurismo, ma non si riconosce mai del tutto nel movimento, nonostante i suoi importanti contributi (L’incendiario, 1910 e Il controdolore, 1914).

Nel 1911 pubblica Il Codice di Peralà, romanzo allegorico dall’umorismo amaro e malinconico. La rottura con Marinetti nel 1914 segna l’inizio del suo distacco prima dal nazionalismo e poi dal fascismo. L’esperienza bellica gli ispira la prosa di Due imperi… mancati (1920), che segna il suo ritorno, dopo un più o meno radicale e dichiarato ateismo, a una forma di umanesimo cristiano da cui non si staccherà più. Nella maturità si esprime soprattutto come narratore dai toni ironici e grotteschi (Stampe dell’Ottocento, Sorelle Materassi, Il palio dei buffi), che vanno smorzandosi dopo il suo trasferimento a Roma nel 1941 (I fratelli Cuccoli, Roma) per ricomparire nelle opere più tarde (Il Doge, Stefanino, Storia di un’amicizia).

I suoi ultimi anni vedono anche un ritorno alla poesia (Cuor mio, 1968; Via delle cento stelle, 1972). Muore a Roma nel 1974.

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