Pubblicato postumo da Vallecchi nel 1961 in prima edizione curata da Enrico Falqui, torna in libreria, edito dalla dalla stessa casa editrice, un classico della produzione malapartiana : "Benedetti Italiani" , con prefazione di Giordano Bruno Guerri . Un' antologia di brani scritti in periodi diversi, in gran parte inediti o apparsi come elzeviri sul"Corriere della Sera", un'opera rimasta incompiuta che Malaparte aveva progettato di scrivere, dando un seguito a "Maledetti toscani" pubblicato nel '56, una carrellata di spunti e riflessioni dedicati al popolo italiano il "più diffamato del mondo".
" Da buon toscano - scrive Giordano Bruno Guerri, autore della biografia L'arcitaliano - Vita di Curzio Malaparte del 1981- erede di un poetico, impulsivo e sincero strapaese, negli spezzoni solo apparentemente inorganici di Benedetti italiani, Malaparte assegna a sé il ruolo di "cattiva coscienza" di un intero popolo, di testimone rabbioso, inquieto e passionale, di guastafeste polemico e umorale che rifiuta di "affogare nella retorica", preferendo ammonire piuttosto che esaltare, contraddire più che lodare. La psicologia degli italiani non può che essere il riflesso delle sue inclinazioni, specchio di un habitus mentale di cui riconosce, come tratti tipici e peculiari, una spontanea naturalità e un'inclinazione quasi innata e romantica di essere fino in fondo se stessi, senza finzioni o ipocrisie."