Nell’anno 2000 la Regione Toscana ha votato una legge che vieta la coltivazione di specie Ogm, con lo scopo di garantire il principio di precauzione e tutelare le produzioni di qualità a marchio comunitario e regionale (Dop, Igp, biologico, agricoltura integrata, Doc e Docg), che rappresentano in Toscana circa il 50 per cento della produzione regionale. Ai sensi della L.R. 53/00 e del suo regolamento attuativo l’Arsia, l’agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione nel settore agricolo-forestale, coordina l’attività di controllo sugli Organismi Geneticamente Modificati, in accordo con l’Arpat ed il Dipartimento Diritto alla Salute della Regione Toscana, e porta avanti un lavoro di ricerca nel Centro di saggio di Cesa.
In particolare l’Arsia effettua il controllo sulle coltivazioni e produzioni agricole; redige report informativi sull’attività di controllo; attiva un supporto scientifico per l’attività di controllo e di diagnostica di laboratorio; svolge attività diagnostica attraverso il proprio laboratorio; è responsabile dell’avvio delle procedure di sanzionamento amministrativo.
«L’attività di controllo – spiega Maria Grazia Mammuccini, amministratore dell’Arsia – viene svolta sul 3 per cento della superficie coltivata attraverso un sopralluogo presso le aziende agricole e commerciali con prelievo di un campione da analizzare, a cui segue un’analisi per la ricerca genetica».
I controlli in esecuzione dalla legge regionale sono stati svolti dall’Arsia nel 2002, 2003 e 2004 in base a quanto previsto nel programma annuale di attività dell’Agenzia e in base a segnalazioni esterne. Nel 2002 l’Arsia ha proceduto, complessivamente, al controllo di 700 ettari destinati a mais, e circa 12 destinati a soia, ripartiti in tutto il territorio regionale e pari al 3% della superficie totale destinata a queste colture, come previsto dalla legge. Tutti i controlli sono risultati negativi.
Nel 2003 è stata avviata la medesima metodologia di controllo per mais e soia, sempre sul 3% della superficie complessiva destinata a tali colture, pari a 1500 ettari di mais (80 aziende) e 36 ettari di soia (4 aziende) e altrettanti ettari sul pomodoro. Tutti i campioni sono risultati negativi ad eccezione di un caso di mais positivo. Nel 2004 sono stati effettuati controlli di 1500 ettari di mais, 10 destinati a soia, 90 ettari a pomodoro e 80 a barbabietola. Tutti i controlli sono risultati negativi.
Controlli sono stati effettuati, nell’ultimo triennio, anche su campioni di sementi ed alimenti (a base di mais e soia) e tutti sono risultati negativi: 2002 – sementi 70 campioni; alimenti 72 campioni; 2003 – sementi 64 campioni; alimenti 31 campioni; 2004 - sementi 64 campioni; alimenti, analisi da completare. L’Arsia inoltre svolge da alcuni anni, una fondamentale attività di sperimentazione presso il proprio Centro di saggio di Cesa costituito a seguito dell’applicazione della L.R.53/00.
Nel 2003 e 2004 l’Arsia ha effettuato simulazioni sugli effetti del seme colorato di mais, per verificare la distanza di impollinamento fra le varie piante. E la Regione Toscana, grazie al lavoro dell’Arsia, ha anticipato, in pratica, quelle che sono le nuove normative di riferimento, che prevedono Piani di coesistenza. Ovvero, gli agricoltori che vogliono fare Ogm, potranno farlo ma senza danneggiare colture o aziende limitrofe. «Già lo scorso anno, infatti – sottolinea Mammuccini –, l’Arsia ha promosso una ricerca sul possibile impatto nel territorio toscano dell’introduzione degli Ogm e dei riflessi sull’ecosistema, sull’economia rurale e sul sistema istituzionale.
L’obiettivo principale - aggiunge l’Amministratore Arsia – è quello di verificare la possibile o impossibile coesistenza fra coltivazioni Ogm e coltivazioni convenzionali,biologiche ed a marchio comunitario e regionale nella realtà agricola toscana, per redarre il piano regionale di coesistenza. In tempi brevissimi l’Arsia metterà, così, a disposizione della Giunta regionale, con un anno di anticipo rispetto alle altre regioni italiane, i risultati della ricerca». Risultati che dovranno evidenziare lo sviluppo di marcatori molecolari per la tracciabilità di Ogm, le conoscenze sui rischi da coesistenza in presenza di inquinamento genetico, una mappa dell’impatto economico e lo studio della tracciabilità di Ogm in caso di coesistenza con le altre coltivazioni.