Lavanderie: patto con i clienti per rilanciare il settore

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 gennaio 2005 00:00
Lavanderie: patto con i clienti per rilanciare il settore

Troppo spesso le etichette degli abiti che acquistiamo, anche a caro prezzo, sono errate e portano a danni irreversibili nel lavaggio. I Pulitintori di Confartigianato Imprese e Cna della Toscana lanciano l’allarme e, insieme alla Camera di Commercio di Firenze, invitano le Associazioni dei consumatori, dei commercianti e dei produttori a una collaborazione per fare chiarezza in un settore che troppo spesso vede le lavanderie ingiustamente sul banco degli imputati.

Prima occasione di confronto “Professione pulitintore.

Quale futuro?”, il convegno in programma domenica mattina (dalle 9.30 alle 13) nell’auditorium della Camera di Commercio di Firenze (Piazza dei Giudici 3).

“Non vogliamo difendere chi lavora male – spiega Antonio Galluzzi, presidente Pulitintolavanderie di Confartigianato imprese Toscana – me sempre più spesso ci vengono addebitate colpe che non abbiamo: molti capi anche griffati hanno etichette non esatte. La nostra unica colpa è quella di seguire fedelmente le indicazioni riportate”.



Per far chiarezza occorre al più presto l’approvazione della proposta di legge firmata da parlamentari sia di centrodestra che di centrosinistra.

“Al momento siamo al Far West – prosegue Giovanni Molinari, presidente Satla-CNA Toscana – chiunque può aprire una tintoria, ma si tratta di un’attività complessa che richiede competenze e consapevolezza, la nuova normativa fissa paletti precisi, prevede corsi di formazione e finanziamenti mirati a tutelare l’ambiente”.

Il nuovo testo dovrebbe consentire di arrivare a uno scenario più sicuro nell’interesse, innanzitutto, dei cittadini. “Rappresentiamo l’ultimo l’anello, spesso quello più debole, di una filiera produttiva complessa – sottolinea Galluzzi -: ovviamente è molto più semplice attaccare un tintore piuttosto che una griffe internazionale che si affida a produttori stranieri”. Occorrono, insomma, più controlli. “Il nostro paese è ricco di leggi, norme e provvedimenti amministrativi – prosegue Molinari - ma nel contempo è quello dove ci sono i minori verifiche e nessuno di fatto controlla se tali etichette siano complete, veritiere e trasparenti.

La globalizzazione cambia radicalmente la mappatura della produzione e i termini del movimento import export delle merci, assegnando ormai ad alcuni paesi emergenti il primato produttivo nel settore del tessile abbigliamento con vertiginosi tassi di crescita a fronte di vertiginosi livelli di bassa qualità”.

In Italia c’è bisogno di un nuovo quadro normativo anche perché è in atto un processo fisiologico di ristrutturazione del sistema che vede una progressiva diminuzione delle imprese a cui deve essere necessariamente abbinato un processo di riqualificazione del sistema.

“Il convegno di domenica è uno dei primi in Italia – spiegano i promotori dell’evento –, saranno presenti anche alcuni dei firmatari della proposta di legge al vaglio del Parlamento. Dal confronto emergeranno sicuramente nuovi spunti di riflessione, anche se la strada per il futuro è già tracciata e non è più procrastinabile”.

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