Combattono le discriminazioni e i soprusi che il loro popolo è costretto a subire: hanno lottato contro i talebani fondamentalisti e il baratro degli orrori in cui sono finite le donne afgane ma anche contro i mujaheddin che, ritornati al potere grazie agli americani, non si comportano meglio dei talebani. Sono le donne del Rawa, "Revolutionary Association of the Women of Afghanistan" un'organizzazione indipendente di donne che lottano per i diritti umani e per la giustizia sociale nel loro paese.
Questa mattina una loro esponente, Sahela, è stata ricevuta dal presidente del consiglio comunale Eros Cruccolini. «Dal 1992 al 1996, le truppe dell'Alleanza del Nord - ha spiegato - hanno perpetrato massacri e stragi insensate di prigionieri e di feriti, hanno terrorizzato e taglieggiato i civili. Attualmente, tutto ciò si ripete in forme pressoché identiche in un Afghanistan di nuovo diviso in feudi e in cui i signori della guerra minacciano di scatenare una nuova guerra civile. Sconfitti i talebani i soldati dell'Alleanza del Nord saccheggiano le case e violentano le donne.
Il lavoro delle donne di Rawa è una lotta senza sosta. Nonostante le innumerevoli difficoltà, la nostra organizzazione ha contatti con le donne di diversi campi profughi in Afghanistan e in Pakistan». Ogni tentativo dei fondamentalisti di isolarle e di togliere loro qualsiasi tipo di comunicazione è stato finora vano ma, come ha spiegato Sahela questa mattina, «le difficoltà finanziarie, tuttavia, fanno sì che molto spesso gli aiuti siano per lo più un supporto morale. Gli appelli lanciati al mondo e ai paesi democratici non bastano a risolvere la mancanza di fondi necessari a mettere in atto programmi sanitari ed educativi che il Rawa ha messo a punto per assistere al meglio i profughi, donne e bambini».
Sul piano dei diritti umani, però, la denuncia di Rawa si fa sempre più forte.