Firenze- Una bambina è deceduta, probabilmente nella notte, al Campo Nomadi dell'Olmatello a Firenze. Non sono ancora chiare le dinamiche che hanno portato alla morte. E mentre la Procura di Firenze ha aperto un'inchiesta sulla morte di una neonata, all'interno del campo nomadi dell'Olmatello, qualcuno si occupa dell'introduzione della Polizia locale. "Pisanu ha detto delle cose importanti e coraggiose" ha affermato ad esempio il sindaco e presidente Anci Leonardo Domenici nel suo intervento al convegno "Le politiche della sicurezza per la comunità toscana" che si è svolto oggi al Convitto della Calza.
"Trovo utile - ha detto il sindaco Domenici - la riflessione che ci è offerta dal convegno di oggi su un tema che non può prescindere dalla cornice istituzionale e costituzionale in cui ci troviamo. Come non fare un accenno alla riforma del titolo V della Costituzione quando si affronta il tema della Polizia locale. Ritengo la soluzione che si è trovata nel testo votato alla Camera, non sia soddisfacente. Quando si parla di Polizia amministrativa regionale locale non so cosa si voglia dire.
Inoltre può dar luogo a interpretazioni estensive, che potrebbero confliggere con le norme statali. Serve invece chiarezza e soprattutto un sistema integrato dove alla base vi sia concertazione e collaborazione interistituzionale sul tema sicurezza. In questo sistema va ribadita la centralità dei Comuni ed è indispensabile istituire accordi territoriali per affrontare le emergenze sul territorio". E sul tema delle emergenze il sindaco Domenici ha ribadito le differenti problematiche delle città metropolitane rispetto ad altre realtà.
"D'accordo con le Prefetture e le forze dell'ordine - ha aggiunto il sindaco - la Polizia Municipale deve poter intervenire su determinate situazioni di criminalità che incidono sulla sicurezza dei cittadini". Attenzione particolare al problema dell'immigrazione: "Prendendo spunto dalle cose dette dal ministro Pisanu, è necessario aprire un dibattito fra vari livelli istituzionali, dove sarà importante valorizzare le esperienze degli Enti Locali, che in passato hanno raccolto importati risultati.
Servono però risorse e regole precise che rispondano sia al problema della sicurezza e salvaguardino i diritti delle persone".
Infine un accenno alla situazione carceraria: "Molto preoccupante, e Firenze non fa eccezione. Per questo sono da favorire interventi sulla popolazione carceraria, sperimentando forme di collaborazione fattive e concrete. Solo in questo modo si può evitare che il problema possa assumere dimensioni non più controllabili ".
“Se la devolution voluta da questo governo consentirà la costituzione di una polizia regionale, la Regione Toscana non se ne avvarrà”.
Lo ha detto il presidente della Regione Claudio Martini intervenendo alla conferenza regionale dedicata alle politiche della sicurezza svoltasi oggi al Convitto della Calza. “Sono contrario – ha ribadito Martini - a questa impostazione della riforma federalista che attribuisce alle Regioni compiti di ordine pubblico. Queste competenze sono e devono rimanere allo Stato”. Qual è allora, secondo Martini il ruolo che devono assumersi le Regioni in questa delicata materia? Quello di collaborare con le forze dell’ordine, in particolare lavorando per una migliore organizzazione della vita urbana e delle relazioni sociali sul territorio: “Il modello che abbiamo elaborato e sviluppato in Toscana è quello di una piena cooperazione fra Regione, enti locali, università e forze dell’ordine.
E’ un modello che in questi quattro anni ha dato buona prova di sé: lo testimoniano le centinaia di progetti che sono stati sviluppati su varie tematiche come la prevenzione e il reinserimento sociale, il rafforzamento della polizia municipale, la formazione degli operatori, nonché l’ assistenza alle vittime di reati o abusi”. Questa capacità di collaborazione del tessuto istituzionale e civile ha sottolineato Martini trova elemento di conferma anche nei dati sulla criminalità, “dati nel complesso buoni, soprattutto se li confrontiamo con quelli di molte altre realtà”.
Il presidente ha quindi colto l’occasione per tornare sulle recenti rivelazioni relative alle attività e ai disegni criminosi delle Brigate Rosse. “Vorrei esprimere la più viva vicinanza umana nei confronti delle persone che sono purtroppo risultate nel mirino delle Brigate rosse e confermare il pieno impegno della Regione affinché la piaga del terrorismo brigatista venga estirpata. Ne sono rimaste schegge minime, isolate, che però anche nella loro individualità possono ancora far male.
Per questo occorre piena vigilanza e attenzione da parte di tutti”.
I delitti in Toscana: 150.940 nel 2003
Tra il 1999 ed il 2001 i delitti denunciati in Toscana erano diminuiti rispetto ai primi anni Novanta. Nel 2002 hanno invece ripreso a crescere ed il trend è proseguito nel 2003. Ma anche se i toscani denunciano più reati rispetto alla media italiana, questo può voler semplicemente dire che hanno maggior fiducia nelle istituzioni e non necessariamente che vi sono più delitti.
I toscani si sentono anche più sicuri rispetto agli italiani nel loro complesso ed hanno una percezione meno preoccupata di scippi ed aggressioni. Tra i toscani si riscontra anche una minor livello di esposizione al rischio rispetto al dato nazionale ed una minore esposizione ai reati violenti. Di meno, rispetto alla media nazionale, anche le rapine: quelle denunciate in Toscana, in proporzione, sono la metà.
Un trend in aumento
Nel 2002 i reati denunciati in Toscana erano stati 157.709, il 23,7% in più rispetto all’anno prima.
Un aumento che si spiega in parte con un fatto contingente: una grande indagine nazionale con denunce tutte raccolte nella provincia di Pistoia, il che ha teso a falsare il dato statistico. Nel 2003 infatti i reati sono stati di meno: 150.940, che è però pur sempre il 19,6% in più rispetto al 2001. Un trend in aumento, dunque. Del resto se dal calcolo si escludono ‘truffe’ ed ‘altri delitti’, che hanno pesantemente condizionato il 2002, nel 2001 i reati denunciati sarebbero stati 81.632, 85.452 nel 2002 e 90.537 nel 2003.
I toscani però sono meno esposti al rischio – 4,7% di vittime sopra i 14 anni contro il 5,2% nazionale, ottavi tra le regioni d’Italia dopo Campania, Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna - e meno esposti ai reati violenti come omicidi, lesioni, rapine e violenze (0,5% contro lo 0,9%).
Toscana e Italia a confronto
Nel 2003, ogni centomila abitanti, sono stati registrati in Toscana 2.574,8 delitti: sempre al netto di ‘truffe’ ed ‘altri reati’ (altrimenti sarebbero stati 4.292,6).
In Italia, nello stesso periodo e con la stessa correzione, erano stati 2.559,5. Ma il trend di crescita è comunque lo stesso nazionale: in Italia nel 2001 c’erano stati complessivamente 3.736,3 delitti denunciati per 100 mila abitanti, nel 2002 erano stati 3.915,3 e 4.286,2 nel 2003.
Tra le regioni – i dati in questo caso sono quelli del 2002, visto che raffronti più recenti non sono possibili – Liguria e Lazio sono le aree più critiche, prime per numero di delitti denunciati: rispettivamente 5.478,8 e 4.881,8 ogni 100 mila abitanti.
Terzo e quarta sono il Piemonte (4.871,1 reati) e l’Emilia Romagna (4.555). La Toscana, che era sesta nel 2001, scavalca la Lombardia e diventa quinta: con livelli di delittuosità superiori alle regioni del Nord Est e all’insieme delle altre regioni del Centro e del Sud.
Firenze, provincia più delittuosa
La provincia con il maggior numero di reati è quella fiorentina: a Firenze nel 2003 sono stati denunciati 50.556 delitti, il 33,5% del totale regionale. Anche rapportando i reati alla popolazione, Firenze rimane prima (5.403 delitti ogni centomila abitanti), seguita da Livorno (4.903,3), Lucca (4.396) e Prato (4.337,7).
Appena più sotto ci sono Pistoia (4.162,2 reati), Grosseto (3.938,7) e Pisa (3.842,5). Siena, Massa Carrrara ed Arezzo si confermano invece ‘oasi tranquille’. Nella provincia aretina i reati denunciati nel 2003 sono stati appena 2.955,5 per 100 mila abitanti. Valori, in ogni caso, più serrati rispetto all’inizio degli anni Novanta: sintomo di una tendenza alla ‘convergenza’ delle varie realtà locali e provinciali. Allora il tasso dei delitti nelle province più ‘sicure’ come Arezzo (1.793,2 reati) era un terzo di quello delle province più esposte come Firenze (6.306).
Oggi il rapporto è meno di 1 a 2.
Più reati, meno rapine
Se i reati denunciati crescono di più in Toscana che in Italia, le rapine sono comunque la metà di quelle nel resto della penisola: 35,3 ogni 100 mila abitanti in Toscana, 72,8 in Italia. Più frequenti i borseggi e i furti nei negozi, tipici delle realtà a forte richiamo turistico. Nel 2002 il 18,8% delle famiglie toscane è stata vittima di almeno un reato (il 18,6% in Italia) ed il 14,7% (contro il 14,3% nazionale) ha subito furti o danneggiamenti all’auto.
Toscani meno preoccupati degli italiani
I toscani soffrono comunque meno la paura, rispetto alla media nazionale, di essere vittime di reati. Temono soprattutto i furti nelle abitazioni, poi quelli dell’auto. Ma di meno. Si preoccupano di scippi, borseggi, aggressioni, rapine e violenze. Ma la percezione della loro sicurezza indica un minor livello di preoccupazione rispetto alla media italiana.
E’ una delle conclusioni a cui è arrivata l’Indagine Multiscopo sulla sicurezza dei cittadini svolta dall’Istat nel 2002.
L’unica eccezione sono i furti in appartamento, per cui i toscani si dimostrano più insicuri. Più insicuri e preccupati rispetto anche al 1997.
Il 39,3% delle famiglie toscane chiede ai vicini di controllare la casa, il 36,8% ha la porta blindata, il 25,1% il bloccaggio alle finestre e il 20,2% lascia le luci accese quando esce.
I toscani passeggiano invece con maggiore serenità per le vie e le strade della città, di notte: solo il 31,8 per cento dichiara infatti di assumere particolari precauzioni quando cammina al buio, contro il 38,1% nazionale.
Nel 1997, in Toscana, erano il 2 per cento in più.
Gli autori dei reati in Toscana
Le donne condannate per delitti commessi in Toscana sono diminuite: erano il 18,7% nel 1996, sono state il 15,9% su 15.625 condannati nel 2001. Un po’ di più nei reati contro la famiglia e nei reati contro il patrimonio. Crescono invece i giovanissimi fino a 17 anni coinvolti nei furti: da 0,4% nel 1991 a 6,4% nel 2001. Numerosi anche i giovani tra 18 e 24 anni coinvolti: il 34,4%. In aumento inoltre i condannati stranieri: il 16,4% nel 1995, il 34% nel 2001 (per il 14% africani).
Prostituzione, furti, rapine, falso e traffico di stupefacenti, in questo caso, i reati più frequenti.
Incidenti sulle strade
Nel corso del 2002 sono stati 18.676 gli incidenti stradali, quasi 25 mila le persone coinvolte (di cui 460 i morti). In dieci anni gli incidenti sono cresciuti del 14,3%: sono aumentati anche i feriti (+10,8%) ma sono diminuite le persone che hanno perso la vita (-6,9%). La Toscana registra più incidenti della media italiana (6,4 ogni mille veicoli, contro 5,5), ma in genere sono meno gravi.
Il tasso di mortalità è infatti 24,6 contro il 28,3. Le vittime sono prevalentemente uomini: ad avere la peggio in genere sono più i conducenti dei passeggeri o dei pedoni.