La mostra allestita nel 2001 a Stoccolma dal Museo Nobel per celebrare il centenario dell’istituzione dei Premi, è reduce da un’acclamata tournée in Oriente e negli Stati Uniti e fa in Italia un’unica tappa, a Firenze appunto,(sino al 2 Gennaio 2005), dove si arricchisce di una significativa sezione riservata ai 19 Nobel italiani e a due rilevanti ambienti creativi: l’Istituto di Fisica di via Panisperna (Roma), dove operò anche Enrico Fermi, e la scuola di Giuseppe Levi a Torino, dove si formarono i futuri Nobel Salvador Luria, Renato Dulbecco e Rita Levi-Montalcini. Realizzata dall’Istituto e Museo di Storia della Scienza e promossa dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, la sezione ha particolare importanza perché sottolinea il non marginale segmento dei Premi attribuiti ai nostri connazionali e rappresenta la prima occasione di riflessione sulla significativa pattuglia italiana di laureati Nobel.
Tra i protagonisti della cerimonia inaugurale in Palazzo Vecchio, il sindaco Leonardo Domenici, il ministro del beni culturali Giuliano Urbani, il presidente della Fondazione Nobel, Bengt Samuelsson (Nobel per la medicina 1982), il direttore del Museo Nobel, Svante Lindqvist, e Umberto Eco, che ha tenuto una prolusione dal titolo “Combinatoria della creatività”. Alessandro Checchi Paone, conduttore del programma La macchina del tempo, ha coordinato la conferenza stampa. L’esposizione presenta, con oggetti suggestivi, un uso assai efficace della multimedialità e spettacolari filmati, tutto ciò che si può desiderare sapere dell’uomo che ha dato vita al prestigioso premio, il chimico svedese Alfred Nobel, idealista, inventore e imprenditore cosmopolita, e degli oltre 750 Laureati dalla nascita del Premio (1901), delle loro idee, dell’epoca in cui hanno operato. Beautiful Minds ne sceglie 32 (tra gli altri, Pierre e Marie Curie, Einstein, Enrico Fermi, Pasternak, Thomas Mann, il Dalai Lama) per raccontare nei dettagli le eccezionali circostanze, non di rado casuali, che li hanno condotti alla grande impresa.
Dopo i geni, gli ambienti creativi: la Parigi degli anni ’20 che ospitò molti futuri Nobel per la letteratura (Hemingway, Beckett), l’odierna Ginevra e le caffetterie del CERN per la fisica, i college di Chicago per l’economia, Cambridge per le scienze. Interrogandosi circa l’esiguità della pattuglia femminile e dei Paesi non occidentali, la mostra ricorda anche una serie di premi controversi. Quelli al chimico tedesco Fritz Haber (padre della guerra chimica), all’economista Milton Friedman, all’ex segretario di Stato Usa, Henry Kissinger, a Jean-Paul Sartre, il solo ad aver spontaneamente rifiutato il Nobel. Completa la rassegna una sezione, anche in questo caso appositamente realizzata in occasione dell’allestimento fiorentino, dedicata agli anni che Nobel trascorse a Sanremo, dove morì nel 1896. AL