Firenze - Che cos’è la creatività e come può essere efficacemente stimolata? Qual è l’aspetto decisivo del processo creativo: il genio individuale o l’ambiente in cui opera? In altre parole: che cosa occorre per vincere il Premio Nobel, il riconoscimento che oggi più esalta la creatività a livello mondiale?
Si apre il 16 settembre a Firenze (Palazzo Strozzi) BEAUTIFUL MINDS. Premi Nobel. Un secolo di creatività, mostra spettacolare e di straordinaria suggestione intellettuale, che si ispira agli uomini e alle idee premiati con il Nobel, per indagare, appunto, le incerte origini della creatività: la misteriosa miscela di talento e opportunità offerte dal contesto che innesca e alimenta il processo creativo, il coraggio delle nuove idee, la sfida alle teorie consolidate, la combinazione innovativa delle conoscenze.
Realizzata nel 2001 a Stoccolma dal Museo Nobel per celebrare il centenario dell’istituzione dei Premi, la mostra approda in Europa dopo un’acclamata tournée in Oriente e negli Stati Uniti.
A Firenze (unica tappa in Italia) si arricchisce di una sezione dedicata ai 19 Nobel italiani, curata dall’Istituto e Museo di Storia della Scienza. L’allestimento fiorentino è posto sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e si avvale del patrocinio dei Ministeri dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e per i Beni e le Attività Culturali.
Nella giornata inaugurale, Umberto Eco presenterà l’evento in Palazzo Vecchio; alla cerimonia è prevista la presenza dei Nobel italiani viventi, Renato Dulbecco, Dario Fo, Riccardo Giacconi, Rita Levi Montalcini, Carlo Rubbia.
Gli enti promotori sono l’Istituto e Museo di Storia della Scienza, il Comune di Firenze (Assessorato alla Cultura), l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e Firenze Mostre. Sponsor globali della mostra sono ABB, Ericsson, Merrill Lynch, Skandia, Volvo; l’edizione italiana si è avvalsa della collaborazione di APT Firenze, Ataf, MT Channel, Trenitalia.
Sono disponibili due cataloghi (entrambi pubblicati da Giunti Editore): uno illustra la mostra realizzata dal Museo Nobel, mentre l’altro sottolinea il contributo dei Laureati italiani.
L’esposizione presenta, con oggetti suggestivi, un uso assai efficace della multimedialità e spettacolari filmati, tutto ciò che si può desiderare sapere degli oltre 700 Laureati dalla nascita del Nobel (1901), delle loro idee, dell’epoca in cui hanno operato e dell’uomo che ha dato vita al prestigioso premio, il chimico svedese Alfred Nobel, idealista, inventore e imprenditore cosmopolita.
Beautiful Minds racconta una lunga storia densa di straordinari episodi di creatività.
Inizia esibendo i ritratti in movimento di tutti i Nobel, per poi zoomare su 32 di essi (di ogni epoca e disciplina), con il resoconto dettagliato del contributo creativo di ciascuno. Si tratta di brevi, ma intensi filmati sulle scoperte di Pierre e Marie Curie, l’impegno per la pace di Martin Luther King, Mandela e Dalai Lama, la produzione letteraria di Boris Pasternak e Thomas Mann, il contributo di Einstein, Fermi, Röntgen.
Dopo i talenti individuali, la mostra descrive gli “ambienti creativi”, tali perché aperti agli incontri informali e alle discussioni spontanee, ossia alla libera circolazione delle idee.
Così era Parigi negli anni ’20, con i bistrot in cui si incontravano futuri Premi Nobel per la letteratura come Hemingway e Beckett, così sono oggi le caffetterie del CERN a Ginevra per ciò che riguarda la fisica, i college di Chicago per l’economia, Cambridge per le scienze. Ma cos’è che fa di un luogo un “ambiente creativo”? Otto filmati cercano di dare risposta alla domanda, indagando su altrettanti contesti che nel Novecento hanno prodotto molti Premi Nobel.
La mostra evidenzia inoltre una serie di premi controversi.
Quelli al chimico tedesco Fritz Haber, che nella prima guerra mondiale aveva lavorato ai gas tossici, all’economista Usa Milton Friedman, alle cui teorie alcuni addebitano l’impoverimento di molti Paesi, a Jean-Paul Sartre, che rifiutò di ritirare il premio.
Tante vicende particolarissime, arricchite da oggetti personali (il berretto di Linus Pauling, la divisa da carcerato del Nobel 2000 per la pace, il coreano Kim Dae-ung, gli occhiali del Dalai Lama) e dalle registrazioni delle voci stesse dei premiati, come, ad esempio, quella di Hemingway che confessa il suo amore per Mozart e Bach.
Chiude la mostra una sezione appositamente realizzata in occasione dell’allestimento fiorentino, dedicata agli anni che Nobel trascorse a Sanremo, dove morì nel 1896.