Un quadro conoscitivo sulla situazione delle adozioni e dei minori stranieri non accompagnati, nei Paesi dell’Unione Europea, è il primo importante risultato dell’attività della Rete Europea degli Osservatori nazionali per l’infanzia “ChildonEurope”, operativa da solo un anno e per la prima volta aperta ai nuovi Stati Membri dell’Unione Europea (UE). Le indagini svolte hanno consentito di raccogliere informazioni e dati indispensabili per l’analisi delle politiche sociali messe in atto nei vari Paesi e orientare i necessari interventi, oltre a sollecitare la presa in carico dei problemi soprattutto dove non esistono ancora rilevazioni specifiche.
Su questi temi, nonché sull’abuso che sarà il prossimo tema di approfondimento, si confronteranno oggi a Firenze, presso l’Istituto degli Innocenti, i rappresentanti della Rete, il cui segretariato è gestito dal Centro Nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, organismo tecnico-scientifico del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Alcuni dati dall’indagine sulle adozioni in Europa nel 2002
I dati elaborati nell’ambito della ricerca condotta dalla Rete europea di osservatori nazionali per l’infanzia riguardano il numero dei minori adottati secondo il paese di provenienza del minore, il sesso, l’età e l’anno di riferimento per ogni paese che ha avuto la possibilità di raccogliere e inviare i dati a disposizione.
I Paesi che hanno risposto alla rilevazione statistica sono: Belgio (relativamente alla Comunità francese), Danimarca, Francia, Irlanda, Italia, Regno Unito e Spagna. Secondo l’indagine, in valori assoluti, il maggior numero di adozioni internazionali si sono avute in Italia e Spagna, mentre l’adozione nazionale ha fatto registrare i valori assoluti più elevati per Francia, Italia e Spagna. Il Regno Unito, in cui la legislazione in vigore non distingue tra adozione nazionale e internazionale, presenta il più alto numero di adozioni nell’anno tra quelli pervenuti.
Scegliendo come una misura di riferimento la popolazione di età compresa fra 0 e 17 anni e come indice il numero di adozioni ogni 1.000 abitanti di 0-17 anni, risulta la Danimarca con 646 adozioni internazionali ad avere il rapporto più alto di circa 6 adozioni ogni 10.000 minori residenti, seguita dalla Spagna con quasi 5 adozioni. Al contrario le quasi 1.200 adozioni nazionali avvenute in Francia nel 2001 rappresentano solamente 1 adozione ogni circa 10.000 cittadini di 0-17 anni. Gli indici più elevati per le adozioni nazionali appartengono all’Irlanda (con 3 adozioni ogni 10.000 minori residenti), all’Italia (circa 2) e alla Spagna (1,4).
La distribuzione per classe di età dei minori adottati evidenzia come in Irlanda i bambini adottati siano generalmente più grandi rispetto a quelli degli altri Paesi del network.
Fra i problemi messi a fuoco dall’indagine qualitativa svolta cui hanno risposto 11 Paesi su 15 dell’UE (Austria, Belgio, Danimarca, Grecia, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Regno Unito, Portogallo e Spagna) si rileva tra l’altro che, in tutti i Paesi, la carenza di servizi di accompagnamento alla famiglia adottiva nel periodo successivo all’adozione e in particolare per l’inserimento scolastico.
Alcuni dati dell’indagine sui minori non accompagnati in Europa, anno, 2002
L’indagine statistica, la prima mai realizzata sul fenomeno in base a dati ufficiali, ha ridimensionato stime precedenti quantificando in circa 30 mila i ragazzi stranieri non accompagnati, presenti in dieci Paesi dell’UE, dato a cui andrebbero aggiunti i ragazzi clandestini.
L’Italia è il Paese con la presenza più alta di minori stranieri non accompagnati (7.040), seguita da Spagna (6.329), Gran Bretagna (6.200) e Olanda (3.232).
Dalla analisi delle politiche applicate nei vari Paesi è emerso che la possibilità di tutelare i diritti dei ragazzi stranieri variano a seconda delle normative vigenti e degli organismi che le applicano. Negli stati del nord Europa vengono applicate, prevalentemente ed automaticamente rispetto alla segnalazione sul territorio, procedure di richiesta di asilo politico mentre in quelli del centro e del sud Europa si applicano procedure diverse che possono a seconda dei casi garantire l’integrazione o il ricongiungimento familiare nel Paese di origine.