Una stazione Leopolda affollatissima ha accolto ieri sera i giovanissimi islandesi Mùm che presentano in Italia il loro ultimo lavoro Summer make good, un album costruito con sonorità rarefatte, fruscii che finiscono per accarezzare piacevolmente i nostri timpani. La loro musica è caratterizzata dall’ uso di suoni appena accennati, una sorta di pop sintetico-rumoristico in cui le sonorità della musica tradizionale islandese si mescolano perfettamente in una miscela fatta di trombe, violini e fisarmonica.
Il risultato finale è assimilabile ai paesaggi rarefatti del paese da cui provengono, strutture melodiche che richiamano la debolezza del nostro essere uomini, episodi “ambientali” in cui canzoni diafane finiscono per riportarci a noi stessi. Una voce femminile accenna lievi melodie che suonano come “ninne-nanne” elettroniche che cullano dolcemente il pubblico, attraverso un lirismo intimistico a cui è difficile non abbandonarsi. Qualcuno ha definito questo genere musicale folktronica, composta cioè essenzialmente da una commistione di elettronica e folk, una definizione del genere finisce per essere un etichetta vuota che riesce a rendere l’idea solo in minima parte della bellezza sonora di cui sono capaci i Mùm. Il pubblico ieri ha silenziosamente fruito dei paesaggi sonori offerti dal sestetto islandese in un crescendo di suggestioni emotive. Un’occasione ghiotta stasera: i Tuxedomoon presentano a Firenze il loro nuovo disco "Cabin in the sky" per un’unica data europea.
Romantici, sperimentali, passionali, uguali a nessuno, e mai imitati, la band di culto della new wave anni Ottanta in un live imperdibile.
[U. T.]