EMPOLI – Harakiri, in giapponese, significa “taglio dell’addome”. E’, o meglio era, il suicidio rituale praticato dai samurai. Harakiri, da ieri, ha una nuova definizione. Lo sanno bene i giocatori azzurri che sul campo di un Ancona ormai retrocesso, con all’attivo 1 vittoria, 7 pareggi e ben 24 sconfitte, non sono riusciti a raggranellare manco un misero ponticino e adesso, a novanta minuti dal termine della stagione, si trovano invischiati con Modena e Perugia nella corsa a quell’unico posto che vale, al massimo, lo spareggio con la sesta di B.
Squadra molle, incolore, che toppa proprio sul più bello, quando la salvezza non sembrava poi tanto lontana. E adesso arriva l’Inter. Squadra rilanciata dal successo di ieri sul Parma e obbligata a vincere ancora per mantenere quel quarto posto che significa preliminari di Champions e tanti bei soldini da relativi diritti tivù. Come dire: bestia peggiore non poteva capitare. Tanto più che alcuni giocatori empolesi sembrano fuori forma. Di Natale si è perso per strada, Ficini pare non farcela più a reggere per tutti e novanta i minuti di gioco, in difesa sono riapparse quelle amnesie sulle palle da fermo (si veda il primo gol) dell’era Daniele Baldini. Per domenica non si possono fare calcoli, la va o la spacca.
Lo spareggio con la sesta di B (sperando non sia la Viola) è l’unica cosa che al Castellani possono ancora sperare di raggiungere. [S.R.]
