E’ nato un piccolo di lanario nell’Oasi WWF di Bosco Rocconi, in provincia di Grosseto

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 aprile 2004 14:10
E’ nato un piccolo di lanario nell’Oasi WWF di Bosco Rocconi, in provincia di Grosseto

Un evento importante che conferma il ruolo strategico dell’area protetta (130 ettari di rocce e foreste che il WWF acquistò nel 1995 grazie ai fondi raccolti con l’Operazione Beniamino) proprio per la salvezza di questo raro rapace. In Europa ne sopravvivono non piu’ di 200 coppie, delle quali 150 in Italia: cio’ responsabilizza fortemente il nostro Paese per la conservazione di una specie purtroppo minacciata di estinzione e inserita nella Lista Rossa della IUCN (Unione Mondiale della Conservazione).
Oggi per la prima volta è stato possibile assistere alla schiusa delle uova, grazie ad una telecamera Nokia posta al di sopra del nido, che, sensibile al movimento dell’animale, scatta foto digitali, con rilevamento della temperatura, inviandole sul monitor del computer e su telefoni cellulari abilitati.
Diario delle osservazioni e antefatto.

La femmina si muove delicatamente nel terrazzo di roccia che ha scelto come nido, le ali color ardesia leggermente aperte come se non volesse gravare con il proprio peso su ciò che custodisce sotto di se. Ogni tanto curva la testa rossiccia per aggiustare con il becco qualcosa tra le zampe. Poi si scosta per un attimo e non è l’uovo violaceo ciò che si intravede tra le penne dell’addome, è qualcosa di bianco candido. Lo aggiusta con il becco e un pezzo di guscio compare accanto alle sue zampe gialle, mentre la cosa bianca inizia a muoversi.

Non c’è dubbio: il piccolo è nato, proprio sotto i nostri occhi.
E’ la cronaca in diretta di una storia un po’ particolare, quasi romantica per un uccello che di mestiere fa il “dilaniatore” di prede. In questa specie la coppia, tipicamente stanziale, rimane unita per tutta la vita. Ma lo scorso gennaio, durante una delle ultime giornate di caccia, un maschio è stato ferito da un colpo di fucile. Lo raccogliamo a terra, ha l’omero fratturato, dello sciagurato bracconiere nessuna traccia.

Il lanario viene curato ma non tornerà mai più nei cieli di Rocconi. Intanto la femmina aspetta sul suo posatoio, in alto sulla roccia, la stagione degli accoppiamenti è già iniziata, ma questa specie tipicamente mediterranea conta in Italia non più di 150 coppie e le probabilità di trovare un compagno così in fretta non sono molte. E proprio quando la nidificazione sembra ormai impossibile ecco comparire un altro maschio, poco più piccolo della femmina: svetta sulla cima di un ramo secco, al di sopra della parete calcarea.
L’epilogo della storia lo conosciamo, grazie alla telecamera Nokia sarà possibile anche per i visitatori dell’Oasi conoscere da vicino il Falco Lanario senza arrecare disturbo, e per noi seguire la crescita dei piccoli, avere notizie importanti sulla loro alimentazione e le loro abitudini, anche in rapporto alle condizioni climatiche: un valido supporto nella protezione di questa specie minacciata di estinzione, anche per gli aspetti di divulgazione ed educazione del pubblico.

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